Seguo, con molto dispiacere, la malasorte del M5S. Seguo con molto più piacere l’emergere di un larghissimo fronte parlamentare, chiaro ed esplicito, dei partiti pro-Pil: ancora un poco e potrebbero essere – mi si passi l’espressione- “pro-pilo”, secondo l’accezione del lungimirante Antonio Albanese (il celebre Cetto la Qualunque). Quello che mi dà profondo piacere è notare che (almeno finora) i casi di corruttela M5S non solo sono stati pochissimi (forse due, a quel che mi ricordo) ma i presunti-corrotti sono stati subito e con polso fermo allontanati da Luigi Di Maio. Bravissimo.

Dispiacere? Sì, profondo. Perché l’avventura dei grillini è stata l’unica novità, una fantastica novità nell’indecoroso panorama politico nazionale bersagliata da una stampa altrettanto corrotta che, in modo coerente, ha puntato a testa bassa contro l’M5S lasciando sostanzialmente indisturbata la Lega nei suoi traffici. La strada M5S è stata molto ardua. Entrati nella kermesse politica senza una struttura, con uomini raccolti senza una adeguata preparazione (non per colpa, ma per necessità), supportati da un’ondata di entusiasmo partecipativo ma senza un radicamento territoriale, con una maggioranza relativa elevata ma insufficiente. È dei grillini l’idea – geniale – del “contratto di governo” con i massimi oppositori: come pure la tenacia della sua realizzazione. E dei grillini è il merito di tutto ciò che di positivo (ed è molto) è stato fatto per il “sociale”del nostro popolo, non per il Pil (dei soliti noti).

La Lega ha soltanto abbaiato alla luna e ai migranti. Oggi i Cinque stelle vengono bastonati: di sicuro ne portano la colpa: ma non per le azioni fatte.

Conte: una bellissima figura “politica” che non esisteva, e che i grillini hanno portato al Paese: una figura di dignità e di capacità oltre che di correttezza: una figura che, mentre Salvini sbraita contro l’Europa, ma si guarda bene dall’andare a Bruxelles, si è sciroppata tutta la battaglia per evitare le sanzioni. Altro che parole, parole e poi ancora parole, oltre alle pure flatulenze leghiste.

Secondo la “mejo-stampa de noantri”, il vero disastro, la ragione delle nostre difficoltà, sono i grillini perché fanno paura ai soliti privilegiati detentori del potere. La Lega no, è sodale a questi, se non ci fossero la Lega non esisterebbe. Di fronte alla messe molto positiva del raccolto “grillino”, di fronte alla loro determinazione a combattere la corruzione, se l’M5S perde voti a valanga, allora vuol dire che i grillini hanno commesso errori di comunicazione. Non si scappa.

Ricorro all’esempio del mercato automobilistico. Ricordate la Stilo della Fiat? Evoluzione della Tipo, che fu un successo grosso: ma la Stilo fu un fiasco storico e bruciante: perché? Perché aveva sbagliato la carrozzeria, che era scialba, insignificante, senza alcuna personalità. E il mercato dell’auto – che decide di “pancia” – compra la carrozzeria. Non va a vedere se è vero che gli acciai delle valvole sono il top o se gli ingranaggi sono stati cementati “à point”. No, tu fa’ pure una macchina perfetta, la migliore possibile, ma se fai una carrozzeria brutta o sbagliata sei fottuto.
La carrozzeria sta all’auto come la “comunicazione” sta al partito politico.

E sulla comunicazione del M5S c’è molto ma molto da ridire. A volte mi domando come sia stato possibile, pur avendo alle spalle un cervello dall’intuito fino di Beppe Grillo. Defilatosi lui sono cominciati gli errori. Ne cito solo alcuni. La cooptazione dei parlamentari: le intenzioni erano le migliori, ma ci fu la sensazione di un assalto al carro del vincitore con decadente qualità degli uomini “periferici” che avevano il compito di radicare il Movimento sul territorio. Forse bisognava aspettare un successivo turno elettorale, che non sarebbe certo tardato. Dalla fase “passionale” di Beppe Grillo alla fase “governativa” fu in realtà uno strappo molto mal spiegato: finì un appello alla fantasia gioiosa della gente e iniziò una fase “professionale”, raziocinante, che mirava ai risultati (come dovrebbe essere). Ma con quale linguaggio! Il M5S era ed è l’élite politica di cui abbiamo tanto bisogno: ma non fa numeri sufficienti.

La costituzione della piattaforma Rousseau: ma quanti l’hanno capita? Io, ad esempio, sono uno di quelli. Capisco che si tratti di una cosa positiva ma, strano, ho percepito un senso di esclusione. Penso che si tratti di una evoluzione moderna del concetto di partito politico ma non ho realizzato una sensazione di “cosa fondamentale”, almeno nella fase attuale. E ho la sensazione netta che nei più abbia ingenerato sia un quid di ridicolo e manipolabile che un senso di azione ad escludendum dei più. La ritengo un’operazione concepita bene ma portata avanti in modo poco efficace e profondamente dannosa ai fini del numero di voti.

Chiarissimo. il Movimento non faceva politica di posti. Molto bene ma, finita la folata di Beppe Grillo, gli aspiranti clientes (che sono voti) si sono riversati dove la musica sembrava loro più promettente e hanno fatto numero per la Lega, che parla parla ma non conclude niente. Però fanno voti. Mi sembra che – a fini elettorali – sarebbe stato non utile bensì stranecessario sviluppare una comunicazione su due linee. Una sorta di politica comunicazionale su due forni: uno puntato alle cose concrete da farsi (ci mancherebbe), l’altro puntato sulla cattura di voti. Lo scenario Rousseau mi è apparso troppo rigido e dottrinale per funzionare come appeal elettorale. Il secondo forno aveva un campo enorme di opportunità se puntato alla politica di radicamento sul territorio che conduce, oggi, alla vera sede del potere.

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