Ore d’ansia per Francesco Cassardo, medico 30enne di Rivoli (Torino) appassionato di alpinismo, ferito seriamente dopo essere caduto sabato in discesa dal Gasherbrum VII, vetta in Pakistan di 6.979 metri. Alla Farnesina “chiediamo un aiuto. Molte persone ci stanno aiutando, però di fatto l’elicottero non è partito. Francesco dovrà passare un’altra notte in alto. Vorremmo avere la garanzia che un elicottero parta e che abbia tutte le cure mediche di cui necessita” dopo essere precipitato per 500 metri, è lo sfogo al telefono del fratello Stefano, che ha fatto un appello video rivolto al ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. E la Farnesina, che è in contatto con i familiari, si è attivata fin da subito.

L’intervento è previsto per lunedì all’alba. “Ragioni imperative di carattere tecnico – si legge in una nota della Farnesian – hanno reso sinora impossibile l’intervento, perché gli elicotteri a disposizione delle unità di soccorso pakistane non hanno potuto effettuare in sicurezza l’operazione considerata l’alta quota dove si trova Francesco Cassardo. Le istruzioni del ministro all’ambasciatore sono di impegnarsi al massimo affinché si lavori senza sosta per assicurare i soccorsi necessari”.

Cassardo, che lavora al pronto soccorso di Pinerolo, dopo l’incidente, “ha battuto probabilmente la testa e la schiena, muove braccia e gambe e ha detto di non vedere tanto bene“, racconta ancora il fratello. “Ha perso sangue e ha acquistato lucidità tanto da dire che ha bisogno di una Tac per capire se ha un versamento in testa e, nel caso, bisogna eliminarlo. Adesso è vivo e speriamo che viva fino all’arrivo dei soccorsi. Ogni minuto recuperato – sottolinea – è una possibilità in più”.

Al lavoro anche due esperti alpinisti che intendono procedere a trasportare più a valle Francesco Cassardo, in maniera da permettere agli elicotteri di raggiungerli a una quota “più sicura e consentita”. Impegnati, tra gli altri, Agostino Da Polenza (a Bergamo e in contatto con tutti) e Carlo Alberto Cala Cimenti, compagno di cordata del 30enne. Quest’ultimo si era detto disposto anche a “portarlo giù a piedi”, che è “vigile e lucido”. È stata costruita una sorta di slitta e delicatamente lo hanno trasportato fino al posto in cui Cala aveva lasciato la tenda prima di scalare il GVII. Trasportare Francesco al buio è pericoloso, hanno deciso così di passare la notte lì e attendere quel tanto desiderato elicottero che possa trasportare Francesco nell’ospedale più vicino. Speriamo con tutto il cuore che domani mattina la situazione generale permetta di far decollare l’elicottero”, aggiunge. “Confidiamo possa essere soccorso e portato al sicuro al più presto”, ha detto il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, “e che la situazione si risolva nelle prime ore di domani”.

L’avventura ad alta quota ha preso il via venerdì scorso, quando Cassardo e Cimenti “hanno iniziato ad avvicinarsi alla cima. Sabato – sottolinea il fratello – mi ha chiamato la moglie di Cala: ‘Francesco è caduto in discesa”. Stefano Cassardo fa appello contro il ritardo dei soccorsi, necessari per portare in salvo il fratello, e parla di “problemi burocratici” in Pakistan. Il 30enne torinese è partito anche per un’operazione umanitaria ad Askole, per portare dei farmaci raccolti nel corso di una serata benefica. Poi ha raggiunto Skardu, dove si è trovato con Cimenti. Da lì insieme sono partiti alla volta del Gasherbrum VII. Poi la caduta e le polemiche legate all’elicottero che tarda a decollare. “Sembra di vivere dentro un incubo e non trovare la strada x uscire”, scrive su Facebook l’alpinista Marco Confortola che si trova al campo base. “Ieri il mio papà di ottomila come lo chiamo io, Agostino Da Polenza, mi ha incaricato di seguire il recupero con l’elicottero militare pakistano del nostro sciatore connazionale Francesco. Dopo aver passato tutta la notte sveglio in contatto con il mio staff, Agostino, la parte politica italiana in Pakistan, mi sono trovato di fronte a muri invalicabili, burocrazia, problemi assicurativi, organizzazione dei voli, altri problemi di soccorsi al K2 al Broad Peak e tutt’ora ancora di trovare la soluzione per far andare in volo questo benedetto elicottero”, aggiunge dicendo di essere “tremendamente deluso della macchina del soccorso qui Pakistan”

“Conosco il GVII, è una montagna difficile, ma se i ragazzi sono stati capaci di scalarlo, avranno modo di fare bivacco senza grossi problemi”, ha commentato l’alpinista Reinhold Messner. “Il problema in Pakistan – continua – sono gli elicotteri in mano ai militari; i privati non sono accettati contrariamente a quanto accade in Nepal dove gli specialisti prendono tutti. Posso solo sperare che tutto vada bene. Se hanno iniziato a scendere, hanno il materiale per passare un paio di notti fuori”.

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