Avevo 12 anni e mi sono ammalata di diabete”. Comincia così la storia di Loredana Pizzino, romana di 51 anni, che ha ottenuto sabato 29 giugno il diploma turistico all’istituto Bertarelli-Ferraris di Milano. Una storia fatta di una malattia inizialmente non accettata (“non mi volevo curare”) e di “tanti interventi”. E che ha condotto Loredana a perdere la vista e ad essere addirittura ricoverata in fin di vita. Poi, la rinascita attraverso un trapianto combinato di rene e pancreas eseguito dal professor Sansalone all’ospedale Niguarda di Milano. Rinascita che ha portato con sé anche il lavoro (come centralinista all’Inail), l’amore (con Gianluigi, docente di fotografia e cinema) e il diploma scolastico. E il futuro? “Ora mi aspetta un anno sabbatico perché dopo il trapianto non posso stancarmi troppo, poi però mi piacerebbe iscrivermi a psicologia o criminologia. Solo per passione personale. Perché senza fare niente non si può stare”.

Dopo la diagnosi del diabete in prima o in seconda media (“non ricordo”), la storia di Loredana sembra finire in un tunnel: “Ho cominciato ad avere problemi a reni ed è subentrato un problema alla vista che è peggiorato – ha raccontato al Fattoquotidiano.it . Ho fatto delle cure ma era troppo tardi”. A quel punto Loredana si trova di fronte ad una scelta: “Buttarsi dalla finestra o andare avanti”. E lei sceglie di mettersi a sfogliare i giornali alla ricerca di una cura: un lavoro premiato da un articolo su una rivista. “Grazie a quelle informazioni, ho contattato più volte un ricercatore che dopo due anni mi ha parlato della possibilità del trapianto. Dopo 26 giorni, il 26 settembre del 1996, mi hanno chiamato per l’operazione al Niguarda di Milano”. Una città che ha contribuito a cambiare la sua vita. “Facevo avanti e indietro con i miei genitori ma poi ho deciso di venire ad abitare in Lombardia: dovevo riprendere a vivere”. Loredana lascia così Roma e tutta la famiglia (“che resta comunque il top del top”) per il capoluogo lombardo. Una città in cui i ciechi (“è un sinonimo di ‘non vedenti’: non me ne frega niente se mi si chiama così”) sono molto autonomi. E in cui Loredana cresce tantissimo: “Milano mi ha fatto adeguare alle persone imparando ad essere umile”.

Dopo aver trovato il lavoro e l’amore è arrivato il momento di completare anche gli studi, abbandonati dopo le scuole medie a causa della malattia: “Ho iniziato le serali dopo il lavoro al Bertarelli-Ferraris. Il primo anno non ho avuto il sostegno perché non avevo la documentazione. Ed è stata molto dura anche perché ero l’unico adulto della classe. Ma i ragazzi mi sono stati accanto come una sorella”, spiega Loredana. “Dal secondo anno ho avuto invece il sostegno e tutto è proseguito alla grande. Grazie anche alla nuova preside Amalia Catalano, agli insegnanti e al personale ATA”. Una splendida storia che si è conclusa con l’esame orale (“nella fatidica busta c’era una poesia del mio amato Ungaretti”) e con il voto finale: 75. E Loredana ha così festeggiato l’ennesimo traguardo della sua rinascita: “Non sono credente ma credo che la vita mi abbia regalato una seconda chance”. Una chance che spera di coronare in futuro con la possibilità di un intervento con le cellule staminali: “Mi metterei in gioco di nuovo”.

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