Nella foto principale del suo stesso profilo Facebook, la si vede sullo sfondo. Davanti, il simbolo della Lega, la nuova Lega, quella di “Salvini premier”. E in effetti, la sua immagine politica è inscindibile dall’ascesa di Matteo Salvini: è proprio grazie al nuovo corso sovranista del Carroccio, impresso dall’attuale ministro dell’Interno, che Alessandra Locatelli ha costruito la sua, di (fulminea) carriera: una folgorazione che l’ha portata, in tre anni, dal ruolo di segretaria cittadina della Lega a Como alla guida del ministero della Famiglia, nell’ambito del mini rimpasto di governo che ha visto la nomina del suo predecessore Lorenzo Fontana agli Affari Europei. In mezzo, la conduzione di battaglie politiche che le sono valse il soprannome di “vicesindaca-sceriffa”, carica ricoperta per un solo anno, prima dell’ingresso alla Camera: dai presidi organizzati davanti al centro migranti di Como per chiederne la chiusura ai regolamenti comunali anti-clochard che vietavano l’elemosina nel periodo delle feste natalizie, fino alla presa di posizione contro la concessione di spazi pubblici per la preghiera durante il Ramadan e la promozione senza sosta del decreto sicurezza.

Se si aggiungono i toni duri e incalzanti dei suoi interventi, il profilo ideale per diventare un pupillo, al femminile, di Matteo Salvini, senza dimenticare quello sconfinamento istituzionale della Lega a cui si era unita nei difficilissimi giorni che precedettero la formazione dell’attuale governo gialloverde, quando la Locatelli aveva condiviso sui social la proposta dal segretario del Carroccio in Lombardia, Paolo Grimoldi: “Chiederemo a tutti gli amministratori della Lega in Lombardia di rimuovere immediatamente dai loro uffici pubblici la foto di Mattarella, che non rappresenta più un garante imparziale dei cittadini”, era il messaggio condiviso su Facebook dalla Locatelli, che aveva messo nel mirino il Capo dello Stato dopo il durissimo scontro intorno al nome di Paolo Savona, sul quale il presidente della Repubblica aveva di fatto posto un veto. In queste ore i due si sono ritrovati, questa volta faccia a faccia, per il giuramento.

Alessandra Locatelli, 42 anni, è una leghista di vecchia data: nel Carroccio dal 1993, quando l’obiettivo era l’indipendenza della Padania e il nemico il Meridione, si avvicinò al partito sotto l’influenza di Gianfranco Miglio, ideologo e anima della Lega nel comasco prima della lite con Umberto Bossi. La neo ministra ha percorso tutti i gradini interni, dalla militanza nei Giovani del partito al ruolo di Consigliere per la circoscrizione di Como Centro, dal 1998 al 2000, fino alla segreteria cittadina nel 2016. E ha passato tutte le stagioni politiche: dopo il Senatùr, ha sostenuto la leadership di Roberto Maroni, per poi trovare la sua consacrazione definitiva con Matteo Salvini, alla quale è legata da una forte amicizia personale.

Senza figli e al momento single, fuori dalla politica la Locatelli ha lavorato soprattutto come educatrice, specializzandosi nella cura di persone affette da disabilità psichiche. Laureata in sociologia all’Università Bicocca di Milano, con tesi sulla diagnosi precoce dell’Alzheimer, è stata per 20 anni responsabile di una struttura per disabili con gravi insufficienze mentali. Incarico che ha lasciato nel 2017, quando dopo le elezioni comunali, dove aveva ottenuto 351 preferenze, era arrivato prima l’ingresso in Consiglio e poi la nomina a vicesindaco con delega alla Politiche sociali. Nel mirino, neanche a dirlo, finirono il centro migranti della città e il sistema dell’accoglienza, ma anche i senzatetto, destinatari di un’apposita ordinanza firmata dal sindaco nel periodo di Natale del 2017 che prevedeva delle multe per chi chiedeva l’elemosina, ma ebbe come conseguenza anche l’allontanamento di volontari che distribuivano colazioni ai clochard da parte di pattuglie della polizia locale.

E in nome della sicurezza a rischio, la Locatelli si era dichiarata anche favorevole all’istituzione di un coprifuoco in città e lo scorso 8 marzo aveva difeso con forza il blitz della polizia locale contro i venditori di mimose per la festa della donna. Questa linea le ha garantito risonanza nazionale, soprattutto tra i vertici della nuova Lega: da lì l’inserimento nelle liste del partito alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, l’ingresso in Parlamento e ora questo ruolo di governo. Un incarico che arriva dopo un anno in cui Alessandra Locatelli ha sostenuto con forza il nuovo diktat leghista: porti chiusi e guerra alle ong sono stati il centro di gran parte delle sue pubblicazioni sui social o interventi televisivi, di chiaro stampo salviniano, fino all’ultima battaglia contro la capitana della Sea Watch, Carola Rackete.

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