La tregua con l’Europa e l’arrivo sulla scena di Christine Lagarde, riportano indietro le lancette degli orologi di Roma fino alla vigilia dell’insediamento del governo Conte. E così i titoli di Stato italiani riprendono vigorosamente quota in scia alla fortunata combinazione di eventi che vede la successione di Mario Draghi alla guida della Banca Centrale Europea nelle mani di un garante della continuità, che ben fa sperare in un nuovo piano di immissione di liquidità nel sistema con un nuovo quantitative easing. E della quale non si può dimenticare, per di più, il mea culpa del 2016 sui danni causati alla Grecia dalla politica dell’Austerity.

Una vera e propria ondata di fiducia, insomma, che ben si è sposata, rafforzandosi, con lo scampato pericolo della procedura d’infrazione a carico dell’Italia che scongiura i timori di uno strappo irricucibile tra Roma e Bruxelles. Naturale, quindi, che i Buoni Poliennali del Tesoro a dieci anni abbiano accorciato vertiginosamente le distanze con gli omologhi titoli tedeschi, i Bund, portando lo spread sotto i 200 punti, a quota 197, il livello del 24 maggio 2018, alla vigilia appunto della nascita del governo Conte che tanti timori aveva suscitato sui mercati.

Quanto ai rendimenti, il decennale italiano chiude all’1,58% sul mercato secondario, che rappresenta i minimi da ottobre 2016 e si confronta con il -0,39% del Bund che lo rende sempre meno appetibile per gli investitori in cerca di guadagni.  Finisce sotto zero il rendimento del Btp a due anni, vera spia del panico, che si attesta allo 0,070%.

Le prime a beneficiare dell’andamento dei titoli di debito italiano sono state le banche, che di Btp hanno i  bilanci pieni e che in Piazza Affari hanno messo a segno rialzi considerevoli: +6,56% il Banco Bpm, +6,78% Ubi Banca, +5,57% Unicredit e +5,08% Intesa Sanpaolo. E così la Borsa di Milano ha registrato un’ottima performance in progresso del 2,4 per cento. In chiusura di seduta si fatica a trovare qualche segno meno. Fra queste rare eccezioni figurano Saipem (-0,62% a 4,33 euro) e Stm (-0,59% a 16,005 euro).  Molto bene, invece, le utility che vanno a braccetto con la salute dello Stato, con Enel (+2,36%) balzata ai nuovi massimi a 11 anni. Massimi assoluti per Poste Italiane (+2,36% a 9,69 euro) e Ferrari (+1,75% a 148,6 euro).

E se Milano ride, il resto d’Europa non piange affatto. A Londra l’indice Ftse100 è salito dello 0,66% a 7.609,32 punti, a Parigi il Cac40 è avanzato dello 0,75% a 5.618,81 punti e a Francoforte il Dax ha guadagnato lo 0,71% a 12.616,24 punti. A Madrid, infine, l’indice Ibex è balzato dell’1,22% a 9.394,4 punti.

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