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Eleonora Bottaro morta di leucemia, i genitori condannati per aver rifiutato la chemioterapia. La madre: “Rifarei tutto”

Secondo la pm aggiunta Valeria Sanzari, che ha indagato subito madre e padre per omicidio colposo aggravato dalla prevedibilità dell’evento, la ragazza, morta nel 2016, non ha mai avuto modo di costruire una propria libertà di scelta delle cure, in quanto sempre iperprotetta e "plagiata" dai genitori
Eleonora Bottaro morta di leucemia, i genitori condannati per aver rifiutato la chemioterapia. La madre: “Rifarei tutto”
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Sono stati condannati a due anni dal Tribunale di Padova i genitori di Eleonora Bottaro, Lino e Rita Bottaro, morta nel 2016 dopo che rifiutarono la chemioterapia. Eleonora si era ammalata di leucemia nel 2016, era minorenne e i genitori avevano deciso di curarla con la medicina alternativa e non con la chemioterapia: la malattia venne trattata quindi solo con vitamine e cortisone. La ragazza è morta il 29 agosto 2016, 14 giorni dopo il suo diciottesimo compleanno.

Secondo la Procura di Padova, che li aveva accusati di omicidio colposo aggravato dalla prevedibilità dell’evento, i genitori hanno costantemente impedito alla ragazza di essere liberamente informata e di fare le proprie scelte in maniera consapevole e libera. “Eleonora – ha spiegato la procuratrice aggiunta Valeria Sanzari – si sentiva nelle mani del padre, il quale decideva ogni terapia, precludendole l’unica che le avrebbe potuto salvare la vita. Eleonora – ha aggiunto il pm – fino a pochi giorni prima di morire, era convinta di guarire, di compiere i suoi 18 anni e di poter andare in vacanza al mare”.

“Credo nella giustizia divina, non ho sbagliato nulla, rifarei tutto quello che ho fatto, solo Dio sa quanto ha sofferto mia figlia”, ha affermato Rita Bottaro, madre di Eleonora, dopo la sentenza. I genitori, sostenitori delle teorie di Ryke Geerd Hamer, l’ex medico tedesco radiato dalla professione nel 1986 morto a luglio di quest’anno, si erano opposti all’uso della medicina tradizionale sia nel reparto di Oncoematologia di Padova, dove la figlia era stata ricoverata in un primo momento, sia all’ospedale di Schiavonia in un momento successivo. La ragazza aveva 17 anni e secondo i medici aveva buone possibilità di sopravvivere se avesse fatto la chemioterapia come le consigliavano i medici.

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