Manca meno di un mese alla scadenza per la presentazione cartacea della dichiarazione dei redditi. Entro il primo luglio, infatti, bisognerà compilare il 730 e con esso sarà possibile scegliere a chi destinare l’8 per mille, il 5 per mille e il 2 per mille. Le tre misure sono state introdotte in anni diversi ma tutte permettono la stessa cosa: devolvere parte della propria Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) a terzi. Non sono alternative, ma complementari l’una con l’altra, e in nessun caso il contribuente utilizza i propri soldi, ma solo parte delle tasse che in ogni caso dovrebbe versare. Il 5×1000 è riservato a enti benefici o di ricerca, associazioni e Comuni. Il contribuente può scegliere a chi destinare parte del proprio Irpef che, senza specificazioni, sarà suddiviso tra le realtà che hanno ricevuto una maggioranza di donazioni. Le donazioni negli ultimi anni sono aumentate, superando nelle dichiarazioni riferite al 2017 il “tetto” dei 500 milioni di euro, come ha confermato l’Agenzia delle Entrate al mensile Vita. Il giornale del terzo settore ha lanciato un appello per far sì che il limite venga alzato nella prossima Legge di Bilancio, evitando così che parte della somma finisca nelle casse dello Stato. Nel 2006, anno in cui è stato introdotto il contributo, erano 6 milioni le firme per il 5 per mille nella dichiarazione dei redditi, nel 2017 sono arrivate a 16,5 milioni e hanno coinvolto circa 65mila destinatari. Le possibilità sono molteplici, dalle associazioni di volontariato a quelle sportive dilettantistiche, e il cittadino non deve far altro che firmare nel riquadro della categoria scelta, indicando il codice fiscale del soggetto beneficiario che preferisce. Ma vediamo nel dettaglio chi ha diritto al 5 per mille.

Articolo Precedente

Aiuto allo sviluppo, nel 2018 è calato del 20%. Oxfam e One campaign: “L’Italia non fa la sua parte contro la povertà”

next