Serve ora l’emanazione di un “apposito decreto” che fissi “la data di decorrenza del termine di 180 giorni per la presentazione delle domande di indennizzo, corredate di idonea documentazione”. C’è poi da considerare che il miliardo e 575 milioni a disposizione del Fir è una goccia nel mare dei risparmi distrutti dalle banche risolte e finite in liquidazione. Furono 120mila gli azionisti della Popolare di Vicenza e 90mila quelli di Veneto Banca a vedere andare in fumo azioni illiquide e non quotate valutate 10 miliardi, dopo aver pagato aumenti di capitale per altri 4,9 miliardi e aver investito in bond subordinati per oltre 1,3 miliardi. Si sale a oltre 50 miliardi se si aggiungono gli “azzeramenti” subìti il 22 novembre 2015 da 130mila piccoli azionisti e bondisti subordinati di Banca Etruria (60mila investitori colpiti), Banca Marche (40mila), CariFerrara (24mila) e CariChieti (altre migliaia). Alcune associazioni hanno già fatto sapere di ritenere il Fir insufficiente e chiedono rimborsi pari al 100% dei danni subìti da tutti i risparmiatori colpiti, ma la prospettiva sembra irrealizzabile.
Usi & Consumi
Truffati banche, c’è il decreto sui rimborsi: ecco chi ne ha diritto e come chiedere l’indennizzo
Capitoli
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1.Truffati banche, c’è il decreto sui rimborsi: ecco chi ne ha diritto e come chiedere l’indennizzo
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2.Chi ha diritto agli indennizzi
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3.Chi non ha diritto ai “ristori”
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4.La misura del risarcimento
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5.Per quali motivi scatterà l’indennizzo
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6.Come accedere ai risarcimenti
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7.Chi gestirà le pratiche e i rimborsi
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8.Le procedure online
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9.Cosa manca ancora
Cosa manca ancora - 9/9
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- 22:09 - Mille Miglia 2024, Vesco e Salvinelli campioni per la quarta vola consecutiva
Brescia, 15 giu. - (Adnkronos) - Andrea Vesco e Fabio Salvinelli ancora vincitori alla 1000 Miglia. Si è concluso il tour the force di 2200 chilometri della 1000 Miglia 2024. I 421 equipaggi concorrenti, con i loro gioielli d’epoca costruiti fra il 1927 e il 1957, hanno percorso il classico tracciato da Brescia a Roma e ritorno in senso antiorario, come fecero gli eroi delle prime edizioni della 1000 Miglia di velocità. A ospitare i traguardi di tappa sono state Torino (per la prima volta nella sua storia), Viareggio, la Capitale e San Lazzaro di Savena, prima del ritorno a Brescia con l’ultima passerella dalla pedana di Viale Venezia.
Andrea Vesco e Fabio Salvinelli hanno compiuto un’impresa intentata nella storia della Corsa più bella del mondo, laureandosi campioni per la quarta volta consecutiva a bordo della loro Alfa Romeo 6c 1750 Ss Spider Zagato del 1929: un primato che sarà difficile da eguagliare in futuro. Per Vesco si tratta per la verità della quinta vittoria di fila (su 7 totali), avendo trionfato anche nel 2020 in coppia col padre. “Siamo felici, come potremmo non esserlo! – il commento a caldo di Andrea Vesco – ci prepariamo per fare grandi cose e siamo contenti perché quest’anno siamo stati davanti sin dalla prima prova e abbiamo sempre mantenuto il vantaggio. Abbiamo fatto grandi risultati e ora ci godiamo questa vittoria”.
Se i campioni in carica sono stati cannibali sin dal primo blocco di prove del Castello di Brescia, alle loro spalle c’è stata battaglia: alla fine però, Gianmario Fontanella e Anna Maria Covelli si aggiudicano un meritato secondo posto con la loro Lancia Lambda Casaro VII Serie del 1927, seguiti da Alberto Aliverti e Stefano Valente, anche loro in gara con una 6C del 1929. Vincono il Ferrari Tribute Frank Binder e Giordano Mozzi con una 296 GTS, secondi Celestino e Antonio Sangiovanni su una 812 GTS. Completano il podio Gianluigi e Federico Smussi su una F355 GTS del 1996. Mirco Magni e Alessandro Ferruta si aggiudicano il primato nella 1000 Miglia Green con una Polestar 2, la 1000 Miglia Experience invece va a Ismaele e Marco Luigi Ghilardelli su una Mercedes Amg Gt C.
- 22:04 - Mille miglia, oggi l'ultima tappa
Roma, 15 giu. - (Adnkronos) - Dopo quasi 2000 chilometri percorsi si è ormai giunti alla pagina conclusiva della quarantaduesima rievocazione della Freccia Rossa. La prima città ad ospitare la tappa finale della manifestazione è stata Ferrara, un grande classico della 1000 Miglia: in Piazza Trento e Trieste si è tenuto un Controllo Timbro, dopodiché le vetture hanno raggiunto Piazza Ariostea e il Castello Estense per le prime tre Prove Cronometrate della mattinata. Superato il fiume Po, fra Occhiobello e Stienta, si è subito susseguito un altro blocco di prove, l’ultimo dell’edizione 2024. A seguire, dritti a Bovolone per un timbro e il Controllo Orario che ha inaugurato l’ultimo settore di gara.
Il tratto di avvicinamento al traguardo di Brescia prevedrà altri 5 Controlli Timbro. Il primo si terrà a Villafranca di Verona, nella corte interna al Castello Scaligero, appositamente allestito per l’occasione. Una trentina di chilometri in direzione Nord-Ovest e sarà la volta di Sirmione, poi Desenzano del Garda e la Valtenesi, col passaggio da Padenghe, Moniga, Manerba (il cui porto sarà sede del C.T.) e San Felice. Prima dell’arrivo a Salò, ultima località toccata dall’edizione extra large di quest’anno, si unirà al convoglio anche un ospite d’eccezione: la star del pop italiano Blanco, vincitore del Festival di Sanremo del 2022, vivrà l’ultimo tratto di gara a bordo di una Giannini Sport 750 Siluro e resterà in compagnia dei concorrenti per tutto il resto della giornata.
Il Controllo Orario che sancirà la conclusione della cavalcata di 2200 chilometri attenderà gli equipaggi in Via Bormioli a Brescia, dopodiché le vetture sfileranno come sempre passando dalla pedana di Viale Venezia. Nelle ore seguenti, la Freccia Rossa presterà per qualche ora il suo Museo Viaggiante alle vie e alle piazze del centro cittadino: le vetture parcheggeranno in Corso Zanardelli, Via X Giornate, Piazza Mercato, Piazza Paolo VI, Largo Formentone, Via IV Novembre e Piazza Tebaldo Brusato. Alle 18:30, sul palco della Notte Bianca in Piazza della Loggia, si terrà la cerimonia di premiazione.
- 21:10 - Roma pride: Gasparri, 'una medaglia essere insultato da allievi dottor Mengele'
Roma, 15 giu. (Adnkronos) - “Apprendo che durante la manifestazione degli omosessuali a Roma, Giorgia Meloni e il sottoscritto sono stati pesantemente insultati a causa dell'impegno sul tema dell'uso e dell'abuso di farmaci per bloccare la pubertà dei bambini. Considero una medaglia d'oro essere insultato da persone che reputano legittima la manipolazione con farmaci su bambini di dieci e undici anni senza rispetto delle regole stabilite dall’Aifa e dal Comitato bioetico". Lo afferma il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri.
"C'è chi vuole rendere i bambini schiavi dei farmaci e chi difende la libertà delle famiglie, dei bambini, della vita senza nessuna discriminazione sessuale, ma senza nessuna manipolazione farmacologica. C'è chi è allievo del dottor Mengele come loro e chi difende la vita in tutte le sue forme, come me e Giorgia Meloni”, conclude Gasparri.
- 21:05 - Torino pride: Gribaudo, 'boccata ossigeno dopo settimana orribile'
Roma, 15 giu. (Adnkronos) - “Dopo una settimana orribile in cui, ancora una volta, le destre hanno mostrato il loro volto peggiore, dagli attacchi squadristi in Parlamento passando per gli elogi alla X Mas fino a Meloni che nega al G7 il diritto all'aborto, ci voleva una boccata d'ossigeno. E il Pride di Torino lo è, splendidamente”. Lo afferma Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito democratico, dal Pride di Torino.
“Un'onda di persone, tutte colorate, tutte diverse, ma che chiedono -aggiunge l'esponente Dem- di essere uguali nei diritti. Nel diritto ad amare, ad essere sé stessi, a non essere discriminati. Cose, evidentemente, inconcepibili per la destra. Torniamo in piazza per ricordare a questo Governo che servono diritti universali, da riconoscere a tutte e tutti. Viva il Pride, dove si parla di diritti il Partito democratico c'è”.
- 21:00 - Autonomia: Della Vedova, 'da Meloni grave difesa dell'indifendibile'
Roma, 15 giu. (Adnkronos) - “Inqualificabile che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni indichi come reazione a presunte provocazioni l’aggressione deliberata e immotivata avvenuta a Montecitorio nei giorni scorsi. Meloni condanni la violenza in Aula da parte dei deputati della sua maggioranza, e sarebbe il minimo sindacale, oppure meglio il silenzio. Le sue parole suonano come una grave difesa dell’indifendibile”. Lo afferma il deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova.
- 20:58 - Autonomia: Boccia, 'esporre Tricolore non è provocazione'
Roma, 15 giu. (Adnkronos) - "Le affermazioni di Giorgia Meloni sono inaccettabili. Esporre il tricolore non è una provocazione ma la reazione simbolica all’oltraggio che questa destra sta portando alla nostra Costituzione e alla coesione del Paese". Lo afferma il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia.
"Le loro forzature sui tempi, prima in campagna elettorale e poi dopo il voto -aggiunge- stanno lì a dimostrare che non c’è alcuna intenzione di confrontarsi nel merito ma solo la volontà di realizzare uno scambio tra le forze di maggioranza per poter rivendicare un successo che non c’è nei risultati dell’azione di governo. Invece di governare e di dare risposte a cittadini, famiglie e imprese cercano la risposta dando poteri ad una sola persona e aumentando le diseguaglianze tra chi già ha e chi avrà sempre meno. Noi non arretriamo di un millimetro e in piazza martedì porteremo chi dice no a restringere gli spazi di democrazia nel nostro Paese”.
- 20:01 - **G7: Meloni incassa ‘successo’ e ora punta a Ue, 'Italia abbia ruolo che le spetta'**
Bari, 15 giu. (Adnkronos) - In passato si è definita una maratoneta, ma in realtà è la corsa a ostacoli la disciplina alla quale Giorgia Meloni sembra più avvezza. Superata la barriera del G7 -“un successo e lo dico senza temere smentite”, si fregia nella conferenza stampa che chiude il summit a Borgo Egnazia- la presidente del Consiglio già punta il prossimo ostacolo da saltare: la trattativa sui nuovi assetti dei vertici europei, in cui lei ‘vede’ un’Italia protagonista. A spiegare che Roma non è disposta ad accontentarsi è la stessa Meloni, sondata dai giornalisti -indispettiti per il numero limitato di domande in conferenza stampa- sulla possibilità che sostenga in Europa Ursula Von Der Leyen. La freddezza tra le due al vertice di Borgo Egnazia non è passata inosservata, gli abbracci e il calore di un tempo ormai ricordi del passato.
Meloni domani volerà in Svizzera, a Burgenstock, per prendere parte ai lavori della Conferenza sulla ricostruzione in Ucraina, poi lunedì l’attende la cena informale tra i leader del Consiglio europeo per trovare la quadra sui futuri assetti. Innanzitutto il nome del prossimo presidente della Commissione europea, dal quale, a cascata, arriveranno tutte le altre nomine. Von Der Leyen, che prima del voto di inizio giugno vedeva le sue chance in caduta libera, sembra essere tornata di nuovo in pista. Meloni cosa farà, presterà una stampella o ne ostacolerà la corsa? La scelta del candidato “spetta al Ppe: quando la proposta arriverà, noi ovviamente faremo le nostre valutazioni”, risponde la presidente del Consiglio riguardo la spitzenkandidat dei popolari.
“I primi due temi che mi interessano, come governo italiano, è – mette in chiaro – 1: che all'Italia venga riconosciuto il ruolo che le spetta; 2: che l'Europa comprenda il messaggio che è arrivato dai cittadini Ue”. E che hanno generato un terremoto negli equilibri europei, con il belga Alexander De Croo costretto al passo indietro tra le lacrime, Emmanuel Macron a ‘chiamare’ le elezioni, Olaf Scholz sempre più in affanno a Berlino.
E sono proprio il Presidente francese e il Cancelliere tedesco a spingere per chiudere già lunedì sui ‘top jobs’, temendo che dalle urne francesi esca un risultato che renda la partita ancor più difficile e il vento dei sovranisti più forte. Al contrario e non a caso l’Italia è disposta a temporeggiare: “per noi non è una pregiudiziale” attendere le elezioni francesi di inizio luglio, risponde a domanda Meloni, confermando la linea già anticipata da Antonio Tajani.
Quel che conta, per lei, è imprimere un cambio di passo, perché “se vogliamo trarre come insegnamento dal voto delle elezioni europee ‘che andava tutto bene’ sarebbe una lettura un po’ distorta”. Parole, le sue, che potrebbero valere anche per la riconferma di Von Der Leyen. Ma che, soprattutto, stanno a rimarcare che la premier non è disposta a farsi dettare la linea da un’Europa a trazione franco-tedesca, perché Macron e Scholz, per forza di cose, sederanno al tavolo di Bruxelles con le armi spuntate.
Andare a dama sarà difficilissimo. La Puglia e il clima di apparente serenità tra i leader a Borgo Egnazia sembrano già archiviati. Olaf Scholz, che solo ieri festeggiava i suoi 66 anni tra gli ulivi mentre i 7 Grandi intonavano ‘happy birthday’, oggi dà l’altolà alla premier: “non è un mistero” che Meloni “sia all’estrema destra dello spettro politico”. Ci sono “differenze abbastanza ovvie e che significano anche che lavoriamo in famiglie di partito molto diverse. Quando si parla di Europa, ad esempio, credo sia molto importante che il futuro presidente della Commissione possa contare sui partiti democratici tradizionali del Parlamento europeo: il Ppe, i socialdemocratici e i liberali. Dopo i risultati delle europee credo possa funzionare”.
Ma, numeri alla mano, la maggioranza indicata da Scholz vale 406 voti e garantirebbe un equilibrio assai precario vista l’incidenza di franchi tiratori a Strasburgo storicamente alta, stimata tra il 10 e il 15%. Ursula, o chi per lei, avrà bisogno di un ‘aiutino’, che potrebbe arrivare dai Verdi, opzione più probabile, ma anche dalle file dell’Ecr capitanata da Meloni. Che, in cambio, sarebbe legittimata ad alzare la posta, puntando per l’Italia a un commissario di ‘peso’, possibilmente con portafoglio economico viste le difficoltà di Roma con i conti.
La presidente del Consiglio potrebbe tuttavia puntare ancor più in alto - “riconoscere all’Italia il ruolo che le spetta”, riecheggiano le sue parole -, cercando di spuntare a Bruxelles uno dei 5 top jobs sul tavolo, quello dell’Alto rappresentante per la politica estera europea. Tutti gli indizi portano al nome di Elisabetta Belloni, tra i protagonisti indiscussi del G7 in Puglia. Lei, a Borgo Egnazia, scherza con chi già la ‘vede’ nella tolda di comando europeo: “Il mio nome? Lo mettono solo quando c’è uno spazio da riempire…”.
Di certo per ora c’è la soddisfazione della presidente del Consiglio per il G7 a ‘regia’ Belloni. “L’Italia – scandisce Meloni in conferenza stampa - ha dimostrato ancora una volta la sua capacità di essere all'altezza di organizzare eventi di questa straordinaria rilevanza. Spesso ci dimentichiamo di ciò di cui siamo capaci, ma oggi è giusto sottolinearlo perché è sotto gli occhi di tutti”.
La premier, incalzata dai cronisti, torna anche sui due ‘incidenti’ di percorso che hanno gettato ombre sul ‘suo’ G7: la polemica sull’aborto, con il presunto sgambetto di Macron, e quella sui diritti Lgbt. Dopo aver ribadito di non voler cambiare la legge 194, bolla la vicenda sull’assenza della parola ‘aborto’ nelle conclusioni finali del summit come “artefatta, infatti non è esistita nel vertice, nelle nostre discussioni, proprio perché non c’era nulla su cui litigare”. Quanto ai diritti della comunità ‘arcobaleno’, “non è stato fatto nessun passo indietro” nel summit dei grandi come a Roma, assicura: “in due anni l'Italia non ha” indietreggiato “sui diritti Lgbt", al netto “del racconto falsato che è stato fatto”.
Per il resto, Meloni conferma l’impegno al fianco dell’Ucraina, ribadito con forza dal G7: ne è la prova lo “storico” accordo sul prestito garantito dai profitti degli asset russi. La proposta di pace arrivata da Vladimir Putin “mi sembra più un’iniziativa propagandistica che una reale proposta di negoziato”: “se vuole la pace, Putin deve ritirare le truppe dall’Ucraina”. La premier celebra con enfasi l’interesse del summit per l’Africa, l’impegno sui migranti, la presenza del pontefice al summit, presenza che ha reso il G7 un appuntamento “storico, destinato ad essere ricordato”.
La bagarre alla Camera sull’autonomia, che induce Meloni a rimproverare gli esponenti della maggioranza caduti “nelle provocazioni” di chi “dovrebbe mostrare più rispetto per le istituzioni”, non “è riuscita a rovinare l’ottima riuscita di questo vertice”. Per cui la premier ringrazia Belloni, i leader del G7, la squadra che ha lavorato al suo fianco ma ancor prima i pugliesi, che “sono stati molto oltre l'altezza del compito. E' stata la riposta migliore che si poteva dare ai soliti pregiudizi che abbiamo letto in alcuni parte della stampa internazionale".
"Qualcuno può essere arrivato con un'idea, sono certa che tutti sono andati via con un’altra idea. La forza di questa regione - sottolinea Meloni, chiudendo la conferenza stampa con un grazie speciale rivolto alla Puglia - è nella sua capacità e nel suo legame con le tradizioni. Ieri sera quando il vertice è terminato ho voluto una serata tutta tradizionale pugliese".
"C'erano i panzerotti – racconta con un sorriso -, c'erano gli artigiani, c'erano le signore che facevano le orecchiette a mano, c'era la taranta, c’erano le luminarie. C'era la Puglia. C'era la Puglia come la conosciamo noi. Sono davvero fiera di aver visto i leader del G7 rimanere a bocca aperta per i sapori, i gusti e per l'identità del territorio. Vedere i grandi del mondo che parlano delle sfide globali in un borgo mi sembra una giusta sintesi, perché noi dobbiamo dimenticare che è la nostra identità che ha fatto la civiltà che siamo. Penso che il messaggio sia arrivato forte e chiaro e sono sicura che diversi leader torneranno a fare le loro vacanze da queste parti". In Puglia, terra di sole e vento, di ulivi e pietra bianca, ‘terra di dove finisce la terra’, come recita un vecchio motivo di Vinicio Capossela che risuona nei pullman dei cronisti che lascia Borgo Egnazia. (di Ileana Sciarra)