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Disabili, la scuola non è ancora inclusiva. Ecco perché andremo a una ‘festa speciale’

Disabili, la scuola non è ancora inclusiva. Ecco perché andremo a una ‘festa speciale’
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Nonostante tutto, il 13 giugno saremo, per il 15esimo anno, a condividere una festa speciale. Una festa nata per caso, anzi per reazione, una sana e civile reazione ad una famiglia “distratta” che aveva dimenticato di invitare ad una festa di compleanno un bambino disabile.

Da oltre 15 anni abbiamo, insieme alle famiglie dell’associazione Tutti a scuola, cercato di raccogliere idee, informazioni, organizzato proteste pubbliche civili non violente sempre con un unico intento: proteggere i disabili dalla ignavia di tanti. Proteggere i nostri figli disabili dall’ipocrisia soprattutto di chi non si occupa dei disabili perché molto “occupato” da se stesso.

Sarebbe possibile stilare un lungo e miserevole elenco di politici in questi ultimi anni che hanno scimmiottato interesse per la disabilità. Di recente, i leader del governo in carica, che avevano minacciato di non approvare l’ultima manovra finanziaria se non avesse previsto misure concrete a sostegno dei disabili. Ovviamente la manovra venne stata approvata con il taglio terribile di risorse alla scuola dell’inclusione e il goffo tentativo di annunciare una rivoluzione copernicana per la scuola dei disabili.

In realtà si tratta di un ritorno al passato con la cancellazione dei criteri di certificazione di invalidità intervenuti con la “Buona scuola” di Matteo Renzi, ma senza un euro in più da destinare alla scuola dell’inclusione. Nella confusione voluta e continua della realtà abbiamo sentito più volte il ministro Marco Bussetti parlare di “formazione” per 40mila insegnanti di sostegno. Formazione, appunto. Nulla si dice e si prevede, nero su bianco, per le immissioni in ruolo, anzi il taglio sarà spietato e cinicamente portato a penalizzare i territori più poveri del Paese. Ma ormai la notizia della formazione di 40mila insegnanti è stata veicolata e nel lettore, elettore, ascoltatore distratto, la sostanziale differenza tra 40mila insegnanti in futura formazione e gli insegnanti che mai verranno impiegati diventa trascurabile.

E allora Giochi senza barriere ritorna ad essere un‘esigenza. Nonostante tutto e tutti. Il 13 giugno saremo in 20mila alla Mostra d’oltremare di Napoli. Tutti con il sorriso stampato sul volto. Tutti disposti a rallentare, a fermarsi per dare spazio a chi spazio non ne ha. Per 365 giorni all’anno. Giochi senza barriere quest’anno sarà tappezzata da manifesti con l’articolo 3 della nostra Costituzione. Siamo fiduciosi che nessuno penserà di farli rimuovere. Noi, almeno un giorno all’anno, abbiamo già vinto. Con la tenerezza e il sorriso.

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