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Mondiali di calcio, le Azzurre non hanno nulla da invidiare ai colleghi maschi. Ingaggi a parte

Mondiali di calcio, le Azzurre non hanno nulla da invidiare ai colleghi maschi. Ingaggi a parte
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E alla fine l’Italia scoprì le Azzurre. Dopo 20 anni dall’ultima partecipazione ai Mondiali di calcio femminile, la nazionale guidata dalla coach Milena Bertolini batte la più quotata Australia con una prestazione gagliarda e un secondo tempo di qualità. In una gara avvincente, a tratti sofferta, l’Italia femminile ha messo in campo organizzazione, carattere e individualità di spicco. I tifosi si sono entusiasmati con le serpentine di Barbara Bonansea e le parate di Laura Giuliani e hanno ammirato il carisma del capitano Sara Gama e le verticalizzazioni di Manuela Giugliano.

Sono lontani i tempi in cui l’ex Presidente federale definiva le calciatrici “handicappate”. Oggi le Azzurre non hanno nulla da invidiare ai colleghi famosi della Serie A se non gli ingaggi pluri-milionari. Guido Ara, leggendario centromediano della Pro Vercelli – quando la squadra piemontese dominava il campionato – sentenziò: “Il calcio non è uno sport per signorine”. Era il 1909. C’è ancora molto da fare perché il calcio femminile sia percepito e sentito come sport di atlete, di professioniste. Prima ancora che di donne. Atlete con peculiarità diverse dai colleghi maschi.

Lo sport è yin e yang: come tutto. Il 2019 – a prescindere da quelli che saranno i prossimi risultati della nazionale guidata di Milena Bertolini – sembra proprio essere un anno di svolta in Italia per la storia del calcio femminile. Guadagnata sul campo dalle sportive. Ma come spesso accade, tutta la loro fatica sarebbe valsa a poco se non ci fosse stato un obbligo: tutte le società professionistiche di calcio devono iscrivere a un campionato anche una formazione femminile. La Figc ha preso il controllo del movimento – prima era sotto la giurisdizione della Lega Dilettanti nonostante il calcio femminile sia uno sport olimpico: dunque il movimento “deve” crescere anche in Italia. Una sorta di decisione da “quote rosa” come quelle introdotta in politica (o nei consigli di amministrazione delle società): decisioni che sollevano sempre il dibattito tra favorevoli e contrari. Tra chi considera che imporre una presenza femminile per obbligo sia addirittura sminuente rispetto al valore stesso della donna e il suo merito. Diciamo che dal mio punto di vista la verità sta nel mezzo: si tratta semplicemente di aprire la porta, garantendo la presenza all’altra parte. Nello sport poi sono i risultati che contano. Così come per la politica sono coloro che decidono a chi dare il voto.

Il dato oggettivo dell’esordio delle atlete nazionali di calcio è che hanno giocato ad alto livello, in un susseguirsi di emozioni che ha visto le avversarie passare in vantaggio grazie a un rigore inizialmente parato da Giuliani, che nulla ha potuto sul seguente tap-in del centravanti australiano. Le azzurre si sono viste annullare due goal dal Var per fuorigioco millimetrico e hanno ribaltato la partita nella ripresa grazie alla fantastica doppietta di Bonansea che di testa nei minuti di recupero ha regalato la vittoria all’Italia. E adesso i tifosi si appassionano, in un girone eliminatorio che ci metterà di fronte la Giamaica (venerdì) e il Brasile martedì prossimo, sognando nuove notti magiche.

e.reguitti@ilfattoquotidiano.it

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