L’ultima volta è stata nel 1999: in campo c’erano, tra le altre, Patrizia Panico e Rita Guarino, attuali allenatrici – rispettivamente – della nazionale maschile Under 16 e della Juventus women. I mondiali si svolgevano negli Stati Uniti, in casa della squadra di calcio femminile più titolata al mondo che infatti, pure in quell’edizione, portò a casa la vittoria. Per l’Italia era la seconda partecipazione in assoluto, dopo quella d’esordio nel 1991. Oggi, a distanza di vent’anni esatti, le azzurre tornano a giocarsi un campionato del mondo con la speranza concreta di ben figurare e con un’attenzione – mai come stavolta – altissima.

La nazionale italiana allenata da Milena Bertolini disputerà la sua prima partita in Francia domenica 9 giugno contro l’Australia, l’avversario più temuto del girone C di cui fanno parte anche Brasile e Giamaica. L’incontro – come tutti quelli delle azzurre – verrà trasmesso in diretta tv sulla Rai, che ha comprato i diritti per 15 match, mentre Sky Sport garantirà una copertura completa della competizione. L’attenzione dei media per il femminile è una novità assoluta, segno di un business che cresce: secondo l’ultimo Report del calcio in Italia, realizzato dal Centro Studi della Federazione Italiana Giuoco Calcio con Arel e PwC, il campionato europeo 2017 aveva raggiunto un’audience mondiale di 178 milioni di utenti, 50 milioni in più dell’edizione precedente. Per Francia 2019 si punta al miliardo di spettatori, tra tv e streaming. Un’occasione ghiotta anche per gli sponsor: sarà Nike il fornitore ufficiale del torneo e supporterà per tre anni l’iniziativa Together #weplaystrong dell’Uefa in favore dello sviluppo del calcio femminile. Da giorni gira in rete lo spettacolare spot realizzato appositamente per i mondiali.

Certo, i numeri italiani sono ancora modesti: 23.903 calciatrici tesserate di cui 14.266 impegnate nell’attività dilettantistica, un’inezia rispetto ai 2 milioni e mezzo di Usa e Canada. Tre milioni e mezzo di euro di budget contro i 25 messi a disposizione per i maschi. Solo dallo scorso settembre la serie A e B femminili sono entrate nel calcio che conta ottenendo di essere “amministrate” direttamente dalla Figc – con la neonata Divisione Calcio Femminile – e non più dalla Lega dilettanti: un traguardo importante, raggiunto al termine di un braccio di ferro federale e di uno sciopero delle atlete che ha rimandato l’inizio del campionato e la disputa della finale di Coppa Italia 2018, ma che non sana il vulnus più grande, quello contrattuale.

Le calciatrici italiane, infatti, non sono considerate professioniste, nonostante alcune di loro militino in club che in ambito maschile lo sono, Juventus e Fiorentina in testa. Questo comporta un livello ridotto di tutele (le giocatrici ad esempio non percepiscono contributi), difficoltà nelle cessioni dei cartellini da una squadra all’altra e “rimborsi spesa” al posto degli stipendi.

La sensazione è che, con l’arrivo delle big maschili che hanno portato blasone e capitali, il passaggio al professionismo sia solo questione di tempo: “La Figc – ha spiegato la ct Bertolini, ricevuta in Senato dalla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati (un’altra prima volta, ndr) assieme alle giocatrici in partenza per Parigi – ha dato una svolta al nostro movimento con riforme importanti, i club ci stanno dando prestigio con investimenti significativi, ma il merito è soprattutto delle ragazze, che hanno fatto grandi cose specialmente nell’ultimo anno. Per loro il calcio è stato determinante nel poter realizzare sogni e passioni. Queste ragazze – conclude – rappresentano la bellezza del calcio, stanno facendo vedere un altro modo di fare questo sport, trasmettendo valori positivi”.

Intanto l’entusiasmo attorno alla nazionale cresce: per la prima volta le azzurre sono finite sull’album di figurine Panini, Sara Gama – capitano della Juventus e della nazionale – è diventata una Barbie e sui social sono nati i canali ufficiali dedicati per seguire le ragazze nella loro avventura in Francia.

Non vanno dimenticati inoltre i 39mila che allo Stadium di Torino hanno assistito al match scudetto tra Juventus women e Fiorentina women: certo, l’incasso fu di zero euro (l’ingresso era gratuito) ma è stata l’occasione per portare su tutti i tg della sera le immagini di uno stadio pieno per una partita tra donne.

Dai blocchi Juve e Fiorentina provengono quasi tutte le campionesse convocate in nazionale: da Barbara Bonansea, la stella più attesa, alla regista del centrocampo Martina Rosucci, ripresasi da un grave infortunio, alla già citata Sara Gama, impegnata in prima persona in ambito federale, le ragazze bianconere sono in maggioranza; dalla squadra viola invece arrivano il difensore Alia Guagni e Alice Parisi; per il Milan, allenato nell’anno dell’esordio in serie A da Carolina Morace, ci sarà la marcatrice migliore del campionato, Valentina Giacinti, e la giovane Manuela Giugliano.

I mondiali francesi saranno un grande palcoscenico per il nostro calcio ma l’Italia non parte tra le favorite: gli scommettitori dicono Stati Uniti, ma hanno buone chance anche la Francia, padrone di casa, e l’Inghilterra. Ben piazzate anche Olanda e Germania, mentre alla Norvegia mancherà la sua giocatrice più rappresentativa, la pallone d’oro Ada Hegerberg, in polemica con la sua Federazione rea di investire poco nel calcio femminile. E pensare che la Norvegia è stato il primo Paese in Europa (dalla fine del Mondiale anche l’Olanda si adeguerà) ad aver imposto la parità salariale tra calciatori e calciatrici. Fantascienza!

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