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Mondiali calcio femminile, quanto guadagnano le giocatrici italiane? Il tetto massimo è di 30mila euro a stagione

Le ragazze da noi sono assimilate ai dilettanti, quindi il loro rapporto con le società non è regolato da un normale contratto: è solo un accordo economico che prevede rimborsi e parametri, ma non comprende contributi previdenziali. In Europa, invece, giocano 1396 calciatrici professionisti, con stipendi maggiori ma lontani anni luce da quelli degli uomini. Un esempio: la pallone d'oro norvegese Ada Hegerberg ha un ingaggio da 400mila euro all'anno
Mondiali calcio femminile, quanto guadagnano le giocatrici italiane? Il tetto massimo è di 30mila euro a stagione
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I mondiali di calcio femminile sono cominciati, la nazionale italiana ha aperto il suo cammino in Francia vincendo contro la forte Australia e pian piano il pubblico televisivo imparerà a familiarizzare con i volti di qualcuna di loro. Ma quanto guadagnano le calciatrici italiane? Sebbene il movimento stia crescendo in incassi e popolarità, sul piano economico le cifre restano molto lontane da quelle dei maschi.

Non serve scomodare i top player milionari della Serie A: per le donne – stabilisce la Figc – gli ingaggi non possono superare i 30.658,00 euro a stagione, a cui si sommano le indennità di trasferta, i rimborsi spese forfettari, le voci premiali per un massimo di 61,97 euro al giorno per 5 giorni alla settimana in accordo con la società. Le cifre hanno subito un adeguamento con il passaggio della Serie A e B alla Divisione Calcio Femminile e l’inizio del campionato 2018/19. Fino allo scorso anno, infatti, il lordo annuo era inferiore del 9% circa e non era possibile accumulare parallelamente i rimborsi. Non era possibile nemmeno stipulare degli accordi pluriennali, ora si può arrivare a scritture private della durata massima di tre anni che possono prevedere anche delle indennità aggiuntive.

Si badi bene: non si può parlare di contratti veri e propri, perché le giocatrici non sono professioniste e sono equiparate sul piano giuridico ai calciatori dilettanti della Serie D e dei campionati minori. Quelli tra atlete e società sono dunque semplici accordi economici che non prevedono contributi previdenziali. Per questo quando si parla di calcio professionistico, le ragazze sono tagliate fuori: anche se giocano in squadre importanti, il loro non è un rapporto di lavoro subordinato o dipendente. Le nuove disposizioni federali hanno semplificato anche le cessioni: con la vecchia normativa la calciatrice era vincolata fino ai 25 anni di età alla società che possedeva il suo cartellino fin dalle giovanili; ora il vincolo può essere estinto anche prima di quell’età in caso di problemi finanziari del club o mancato rispetto degli accordi con l’atleta. Dopo i 25 anni, la calciatrice è svincolata e può sottoscrivere gli accordi economici che vuole (da uno a tre stagioni), anche fuori dall’Italia.

E all’estero? In Europa l’Uefa conta 1396 giocatrici professioniste e 1457 semiprofessioniste. Tra le professioniste, 1098 ragazze giocano nel proprio paese d’origine, 298 all’estero. Riguardo agli ingaggi, la rivista France Football ha stilato un report delle calciatrici con gli stipendi più alti: la pallone d’oro Ada Hegerberg batte tutte con 400mila euro all’anno; le sue compagne di squadra al Lione, la stella francese Amandine Henry e il difensore Wendie Renard, seguono a 360mila e 350mila euro. Quarto posto per Carli Llyod, americana, che gioca nello Sky Blue, con 345mila euro, subito sotto la brasiliana Marta che pure gioca nel campionato stelle e strisce con 340mila euro.

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