di Giuliano Checchi

Il presidente Giuseppe Conte, nella conferenza stampa di alcuni giorni fa, ha rivolto ai due componenti della maggioranza una richiesta decisa e precisa: “Basta con la campagna elettorale“.

 

Matteo Salvini e la Lega (con meno seggi in Parlamento rispetto al M5S, ma premiati alle Elezioni europee contrariamente al M5S) non hanno nemmeno aspettato che finisse per rispondergli che loro, a smettere con la campagna elettorale, non ci pensano nemmeno. Per confermarlo poi nemmeno un’ora dopo, al vertice sullo Sbloccacantieri. Del resto, non si vede perché dovrebbero farlo, visto che la loro campagna elettorale permanente, complice anche un considerevole (e non casuale) supporto propagandistico, sta portando consensi oltre ogni previsione.

Il M5S, dal canto suo, stenta a riprendersi dallo choc della perdita dei voti. E nonostante continui a difendere strenuamente le sue posizioni, ancora non ha una strategia chiara per i prossimi mesi. Se ce l’ha, non l’ha dichiarata. L’opposizione è, se possibile, in confusione e in incertezza più di prima. L’impressione generale è quella di una crisi di governo imminente, che porti al voto anticipato a settembre o fra un anno al massimo. Una crisi che, se non si è ancora verificata, è per il fatto che nessuno dei due partiti, Lega e M5S, vorrebbe intestarsela. E probabilmente anche per il fatto che i mesi di luglio e agosto non sarebbero proprio i più indicati per una campagna elettorale di elezioni politiche. Quindi, che si fa?

Per ora, si va avanti come si può e si naviga a vista. Ma chiunque provi a guardare avanti non può che vedere all’orizzonte un governo di centrodestra a guida salviniana, se non leghista al 100%.
Ossia lo stesso orizzonte che molti vedono (e desiderano) già da un anno, e che confidavano si concretizzasse subito dopo le Europee. Pare dunque, tutto considerato, che siamo inesorabilmente avviati a questo. Salvo improbabili e clamorosi colpi di scena, non si ravvisano motivi per cui i consensi di Salvini dovrebbero ridursi. E in favore di chi?

Per quanti si stracciano le vesti e non sanno farsene una ragione, l’unica consolazione è che, a questo punto, solo la prova di governo in solitaria potrebbe efficacemente arrestare la marcia trionfale di Salvini e della Lega. Più che una consolazione, una constatazione amara. Ma tant’è. Quanto al M5S, ha la possibilità di sfruttare il ritorno all’opposizione per mettere in atto una vera riorganizzazione, un radicamento sul territorio e un recupero degli elementi fondanti che sono stati persi di vista in quest’esperienza di governo. Esperienza che comunque ha portato risultati concreti, e anche promesse realizzate. Stessa possibilità anche per il Pd, se non vorrà rifugiarsi nella solita comoda strategia di puntare ai voti dei menopeggisti, o dei nostalgici delle Feste dell’Unità.

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