Si è chiuso con un nulla di fatto il consiglio di amministrazione indetto dalla Renault per discutere sulla proposta di fusione avanzata da FCA: il nuovo cda è fissato per mercoledì. In una nota ufficiale, comunque, il costruttore parigino di Boulogne-Billancourt fa sapere che “il cda ha deciso di continuare a studiare con interesse l’opportunità” di matrimonio col gruppo italoamericano e di voler “allungare le discussioni sul tema”.

La nuova riunione, quindi, potrebbe dare il disco verde all’avvio delle operazioni di fusione che definiranno in ogni dettaglio l’assetto del nuovo gruppo italo-franco-americano. Sullo sfondo rimane l’affaire Nissan che, attraverso la voce del proprio numero uno, Hiroto Saikawa, ha fatto sapere che “una fusione completa altererebbe significativamente la struttura della partnership in essere con Renault” e che richiederebbe “una revisione fondamentale della relazione esistente” tra i due partner dell’attuale Alleanza franco-nipponica. Non solo: secondo il Financial Times, Nissan avrebbe imposto ai suoi rappresentanti di astenersi da un voto che “potrebbe minacciare il futuro dell’alleanza ventennale”.

Intanto una fonte del governo francese, che detiene il 15% di Renault, ha fatto sapere che “è del tutto escluso che il progetto di fusione possa portare ad una presa di controllo di Renault da parte di Fiat-Chrysler”. E, a dire il vero, nessuno l’aveva presa in considerazione come ipotesi, specie dopo le richieste formulate ieri dalla Francia: garanzia sui posti di lavoro e sugli stabilimenti transalpini, sede operativa della nuova compagnia a Parigi, dividendo straordinario per gli azionisti di Renault e perlomeno un seggio per il governo francese nel futuro cda. Al vertice, poi, finirebbe Jean-Dominique Senard, che rimarrebbe in carica della Fca-Renault per almeno quattro anni.

Richieste su cui alcune fonti suggeriscono ci sarebbe un sostanziale benestare di FCA. Più nel dettaglio, il progetto prevede la creazione di una holding basata ad Amsterdam, divisa 50-50 tra Renault e Fca, e quotata a Parigi, New York e Milano. La famiglia Agnelli, che attualmente controlla il 29% di Fiat-Chrysler, avrebbe il 14,5% del capitale della nuova società, di cui sarebbe azionista di maggioranza, mentre al governo francese resterebbe il 7,5%. In questo Monopoli industriale il governo italiano fa da spettatore: pochi commenti nel dettaglio, nessuna richiesta di garanzia occupazionale da parte di Roma. Appuntamento rinviato.

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