La Corte di Assise del tribunale di Napoli, ieri sera, ha condannato all’ergastolo Francesco De Turris, per il delitto di Vincenzo Ruggiero, l’attivista gay 25enne di Parete (Caserta) ucciso, fatto a pezzi e sciolto nell’acido ad Aversa il 7 luglio del 2017. Secondo l’accusa, De Turris, ha aiutato Ciro Guarente, 37 anni di San Giorgio a Cremano, ex cuoco della Marina militare, già condannato all’ergastolo con il rito abbreviato lo scorso anno, a commettere il delitto, fornendo al killer l’arma, una calibro 7,65.

I resti della vittima furono trovati in un garage di Ponticelli, a Napoli, nell’agosto del 2017, dopo le indagini dei carabinieri di Aversa. Alcuni organi del giovane, come parte del cranio, non sono mai stati ritrovati. Guarente fece a pezzi di cadavere e lo immerse in un impasto di cemento, poi condensato e apparso, poi, agli inquirenti come un muretto interno del box auto di Ponticelli. Quella sera Guarente si presentò nell’appartamento di Aversa, dove Vincenzo abitava con la trans Heven Grimaldi (legata da una relazione proprio a Guarente) per un chiarimento con Vincenzo, terminato in una lite che provocò la morte del 25enne. “Questo verdetto sicuramente non mi ridà mio figlio – ha commentato ieri il papà di Vincenzo Ruggiero – ma si è esaudito il mio primo desiderio, la giustizia terrena. Ora aspetto la giustizia divina”. Guarente – che confessò di aver agito per gelosia –  fu individuato grazie alle immagini delle telecamere di una palazzina ad Aversa, in cui si notava l’ex militare caricare il cadavere in auto.

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