“La luce pasquale illumini tutti i governanti e i popoli del Medio Oriente, a cominciare da israeliani e palestinesi, e li sproni ad alleviare tante sofferenze e a perseguire un futuro di pace e di stabilità”. È l’ennesimo e accorato appello che Papa Francesco ha rivolto nel messaggio Urbi et Orbi in occasione della Pasqua 2019. Parole e gesti che Bergoglio ripete da anni, in particolare da quando, nel 2014, visitando la Terra Santa, offrì la sua casa in Vaticano ai leader israeliani e palestinesi per favorire un accordo di pace. L’incontro si tenne, ma poi il riconoscimento, nel 2015, da parte della Santa Sede dello Stato Palestinese suscitò la profonda “delusione” di Israele.

Se la pace e la “soluzione dei due Stati”, da sempre sostenuta dal Vaticano, appaiono ancora molto lontane, la Terra Santa continua ad attirare numerosi pellegrini da ogni parte del mondo. Per questo motivo, il direttore dell’Opera Napoletana Pellegrinaggi, Mario Russo Cirillo, ha dato alle stampe il volume La Terra dell’Alleanza (Elledici), una guida completa dei luoghi santi attraverso la Bibbia, la storia, l’archeologia e la preghiera. “Il pellegrinaggio nella terra di Dio – scrive l’autore – non deve rappresentare un momento episodico, coinvolgente soltanto sul piano dell’emotività, per sfuggire al tipo di società moderna, dove sembrano dominare il male sul bene, l’incredulità e la diffidenza, piuttosto deve essere lo stimolo necessario per divenire, lungo le strade del mondo, missionari della parola”.

Russo Cirillo ricorda che “la Terra Santa è stata definita da San Paolo VI il ‘quinto Vangelo’. Conoscere questa terra, la sua storia, il suo ambiente umano e geografico contribuisce efficacemente a una più vitale comprensione del messaggio della sacra scrittura. Oggi si è determinati nel credere che accanto al progressivo sviluppo della storia della salvezza esiste anche una geografia della salvezza. È innegabile, quindi, che per ciascun credente peregrinare in Terra Santa significa andare alla radice del suo essere cristiano, andare nell’unico luogo nel quale il figlio di Dio, Gesù di Nazareth, si è incarnato”.

La guida è divisa in quattro parti. Nella prima vi si può leggere un’ampia introduzione con uno sguardo d’insieme su Israele, dalle origini ai nostri giorni, con accurate descrizioni di carattere generale sotto il profilo religioso, storico, geografico, antropologico, culturale, non prive di note e curiosità. Nelle altre tre parti vengono presentati in modo molto dettagliato i luoghi segnati dalla presenza di Gesù, dove la tradizione, supportata dalla ricerca archeologica e dalla letteratura, aiuta a comprendere la storia e a collocare gli eventi, guidati da quel testo magisteriale che è la sacra scrittura. Si parte dalla Galilea per poi, passando dalla Samaria, arrivare alla Giudea con una particolare attenzione alla città di Gerusalemme, dove si sono svolti gli avvenimenti più salienti della storia di Gesù.

“Visitare la Terra Santa – scrive nella prefazione l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico di Gerusalemme dei Latini – significa ripercorre la vita terrena di Nostro Signore e dunque tornare alle origini della nostra fede e incontrare le ‘pietre vive’, le comunità cristiane che hanno vissuto qui fin dall’inizio. Non mi stancherò di ripetere che, come credenti, non possiamo e non dobbiamo sentirci estranei o indifferenti a questa realtà e ai suoi abitanti: anche nei momenti in cui la situazione politica sembra meno favorevole, la visita a questi luoghi è sempre feconda e arricchente”.

Ai leader israeliani e palestinesi, più volte, Francesco ha ricordato che “i nostri figli sono stanchi e sfiniti dai conflitti e sono desiderosi di raggiungere l’alba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino. Molti, troppi di questi figli sono caduti vittime innocenti della guerra e della violenza, piante strappate nel pieno rigoglio. È nostro dovere far sì che il loro sacrificio non sia vano. La loro memoria – è l’auspicio del Papa – infonda in noi il coraggio della pace, la forza di perseverare nel dialogo a ogni costo, la pazienza di tessere giorno per giorno la trama sempre più robusta di una convivenza rispettosa e pacifica, per la gloria di Dio e il bene di tutti. Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra”.

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