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Carige, il fondo Blackrock si tira indietro: salta il piano di salvataggio. Torna in campo la ricapitalizzazione di Stato

I commissari dell'istituto ligure hanno comunicato che a sorpresa il gruppo statunitense "ha ritenuto di non dare ulteriore corso alla sua iniziale manifestazione di interesse". E nella nota spiegano che continua la ricerca di altre "soluzioni di mercato", ma ricordano che c'è il salvagente dell'intervento pubblico consentito dal decreto Tutela del risparmio
Carige, il fondo Blackrock si tira indietro: salta il piano di salvataggio. Torna in campo la ricapitalizzazione di Stato
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Salta in extremis l’operazione di salvataggio di Banca Carige da parte di Blackrock. Giovedì mattina i commissari dell’istituto ligure hanno comunicato che il fondo statunitense “ha ritenuto di non dare ulteriore corso alla sua iniziale manifestazione di interesse” per una quota di maggioranza di Carige. Offerta che era stata accolta con favore dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, pronto a convertire in azioni il bond da 320 milioni sottoscritto a novembre per sostenere la banca, e anche dalla politica, a cui Blackrock avrebbe tolto le castagne dal fuoco sgombrando il campo dall’ipotesi di una eventuale ricapitalizzazione con fondi pubblici consentita dal decreto Tutela del risparmio. Ipotesi che ora torna di attualità. I commissari hanno convocato d’urgenza i rappresentanti sindacali per aggiornarli, mentreil  ministro dell’Economia Giovanni Tria ostenta ottimismo sostenendo che “ci sono le condizioni per una soluzione di mercato”.

Secondo Repubblica, la decisione di Blackrock è arrivata a valle del parere negativo di un “comitato investimenti” del gruppo con sede a New York al piano che prevedeva un investimento di 400 milioni più la garanzia sull’inoptato di un aumento di capitale fino a 720 milioni di euro. “Il ruolo di fiduciario che riveste BlackRock nei confronti dei propri clienti dei quali gestisce i patrimoni”, spiega in una nota la società Usa, “è sempre stato l’elemento indispensabile nella valutazione di un’opportunità di investimento. Nonostante tutto il lavoro svolto nelle ultime settimane, compreso il tempo dedicato alla valutazione di possibilità alternative, purtroppo non è stato possibile raggiungere un accordo”.

Le possibilità che si profilano, dunque, sono due: trovare in tutta fretta un altro investitore disposto a iniettare almeno 300 milioni per l’aumento di capitale della banca oppure procedere con la ricapitalizzazione con soldi dello Stato, sulla falsariga di quanto già accaduto con Mps. In entrambi i casi, la decisione spetta alla Bce, che a inizio gennaio ha messo in amministrazione straordinaria la banca e aveva dato tempo fino al 17 maggio per la presentazione delle offerte vincolanti di acquisto da parte dei gruppi interessanti. A inizio aprile si è sfilato dal dossier anche il fondo Usa Varde Partners, dopo una due diligence arrivata alla conclusione che non c’erano i presupposti per un investimento. “Proseguono le valutazioni riguardanti ulteriori soluzioni di mercato finalizzate ad assicurare stabilità e rilancio di Banca Carige – si legge nella nota dei commissari Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener – Restano, in ogni caso, ferme le previsioni del titolo II del DL 8 gennaio 2019 che consentono l’eventuale avvio dell’iter per la richiesta di ricapitalizzazione precauzionale al Ministero dell’Economia”. Il decreto prevede un esborso massimo di 1 miliardo per le casse pubbliche.

“Il tema del salvataggio pubblico c’è, ma mi auguro che resti sullo sfondo”, ha commentato il governatore ligure Giovanni Toti, “e che Carige sappia trovare una soluzione tra i suoi azionisti del territorio, che restano per noi un punto di riferimento, e un partner industriale importante come necessita quella banca. Per noi l’obiettivo è che Carige venga salvata, come i posti di lavoro, e resti banca del territorio utile a finanziare il nostro tessuto di piccole e medie imprese”. “Nonostante Carige sia una preoccupazione, preferisco non speculare”, ha detto invece l’ad di Unicredit Jean Pierre Mustier. “E’ una questione di governo italiano, Bce e Banca d’Italia. Siamo sempre pronti a giocare un ruolo e sostenere il Paese su base giusta e proporzionale, se ci fosse necessità nel sistema bancario”.

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