Fuori il Pd dalla piazza”. “Non siete di sinistra, andate via”. E ancora: “Antifascisti a giorni alterni, avete cacciato Marino: vergognatevi”. Una parte della piazza antifascista di Casal Bruciato si ribella al Partito democratico. Una protesta nella protesta, dove da una parte non ci si risparmia di stigmatizzare l’atteggiamento di Casapound e dell’estrema destra nei confronti della famiglia bosniaca cui il Comune ha assegnato – legittimamente – una casa popolare nel comprensorio di via Sebastiano Satta e dall’altra si ripropone una sorta di rigurgito nei confronti della parte “moderata” della manifestazione. A farne le spese, l’ex presidente del Pd, Matteo Orfini, probabilmente il più riconoscibile, cui ancora pende la spada di Damocle della sfiducia notarile all’ex sindaco Ignazio Marino. Mentre dal megafono parlano gli esponenti dell’Opera Nomadi e del sindacato Asia Cub, a un certo punto in mezzo alla piazza si crea un capannello. “Via il Pd, via il Pd”, urlano alcuni ragazzi, in parte frequentatori del vicino centro sociale Intifada. Ma non solo loro. Ce n’è anche per l’attuale segretario Nicola Zingaretti, in qualità di presidente della Regione Lazio: “Non sta facendo niente – affermano gli esponenti del sindacato Asia – Ci sono 200 milioni di euro di fondi ex Gescal ancora inutilizzati e invece di costruire nuove case popolari per le 10mila famiglie in lista, si impegnano in progetti inutili”. 

TENSIONI CON CASAPOUND – Ovviamente, il vero “nemico” odierno ha il simbolo della tartaruga frecciata. Quando parte il sit-in dell’estrema destra, a poche decine di metri – le due manifestazioni sono divise dai blindati della polizia – alcune persone sono andate verso i neofascisti ad urlare “sciacalli, sciacalli”, attirando la reazione del consigliere comunale di Ostia, Luca Marsella, che per poco non veniva alle mani con i rappresentanti dell’opposta fazione. Al contrario, alcuni esponenti di Casapound sono riusciti a salire sui balconi che affacciavano sulla manifestazione di sinistra per disturbare il comizio dei rappresentanti di Potere al Popolo. La polizia ha poi impedito al presidio antifascista di attraversare le strade del quartiere. In prima fila davanti ai blindati che li dividevano da Casapound il deputato e consigliere comunale Stefano Fassina, i sindacalisti di base e della Cgil e le femministe di Non una di meno con i foulard rosa. “Piazzale Loreto, c’è ancora posto” e “corte corteo”, hanno gridato spazientiti i manifestanti, che contestavano ai rappresentanti della Questura di non aver ancora sciolto Casapound dopo le minacce di stupro contro la mamma rom legalmente insediata in una casa popolare.

IL GIALLO DEL GAZEBO – Tra le cause delle proteste, il fatto che il gazebo del movimento di estrema destra da tre giorni è ancora al suo posto sotto al portone della famiglia rom minacciata. Il comprensorio tecnicamente è di proprietà del Comune di Roma, ma da tempo molte case sono state vendute agli assegnatari, facendolo diventare un condominio misto. L’amministratrice, Daniela Basio, sarebbe molto vicina a Casapound, tanto che è stato lo stesso movimento d’estrema destra a diffondere la lettera scritta a Virginia Raggi nella quale si chiedeva di non assegnare l’alloggio alla famiglia Omerovic per “non generare una rivolta da parte degli inquilini”. Questo il motivo tecnico per il quale la Polizia Locale, come confermato a IlFattoQuotidiano.it dal comandante Antonio Di Maggio, non può intervenire. In realtà, da quanto trapela da autorevoli fonti della Polizia di Roma Capitale, sarebbe stata la Questura a chiedere ai vigili urbani di fermare qualsiasi tipo di iniziativa volta a sanzionare Casapound per “non gettare benzina sul fuoco”.

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