Per la prima volta, un drone ha consegnato un rene trapiantato con successo in un paziente. È accaduto negli Stati Uniti, grazie alla collaborazione fra medici, ricercatori, ingegneri aeronautici e ingegneri della University of Maryland School of Medicine, della University of Maryland e dalla Living Legacy Foundation of Maryland, un’organizzazione non-profit per la donazione e il trapianto di organi. Il trasporto ha richiesto meno di cinque minuti, ma dietro c’è stato un lavoro lungo e laborioso.

Il drone è stato progettato su misura. Per evitare problemi il velivolo disponeva di eliche e motori di backup, doppie batterie, di un sistema di recupero con paracadute nel caso in cui il velivolo fosse precipitato, e altro. Prima del trasporto dell’organo si sono tenuti voli di prova che hanno trasportato soluzione salina e altri materiali medici. Il contenitore in cui è stato riposto il rene era un apparato ad alta tecnologia appositamente progettato per il mantenimento e il monitoraggio di un organo umano vitale. Anthony Pucciarella, direttore dei test, ha spiegato che era stato fatto tutto il possibile “per proteggere il carico”.

Immagine: Depositphotos

 

Il successo di questa consegna promuove i droni come potenziali mezzi più veloci, più sicuri e meno costosi per accorciare i tempi nel trapianto di organi. La CNN, che riporta la notizia, spiega perché questa consegna speciale sia così importante e degna di nota. Più velocemente un organo viene trapiantato, meglio funziona. Il volo che ha trasportato l’organo all’equipe di trapianti dell’ospedale di Baltimora ha impiegato circa 5 minuti.

La United Network for Organ Sharing, che gestisce il sistema di trapianti di organi negli Stati Uniti, calcola che circa l’1,5% delle spedizioni di organi non è arrivato alla destinazione prevista, quasi il 4% ha avuto un ritardo imprevisto di due o più ore. Solo nel 2018 negli USA c’erano quasi 114.000 persone in lista d’attesa per un trapianto. Da qui l’importanza di trovare “strade” alternative per la consegna degli organi da trapiantare. E l’esperimento appena tentato apre le porte ai droni. Darryll J. Pines, decano dell’università del Maryland A. James Clark School of Engineering, crede che la nuova tecnologia abbia il potenziale per aiutare ad ampliare il pool di organi trasportabili e a portare a un maggiore accesso ai trapianti.

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