Una “provocazione”. Così il patron del Trieste Running Festival definisce l’annuncio dell’esclusione degli atleti africani dalla mezza maratona del capoluogo giuliano su cui ora fa marcia indietro. “Dopo avere lanciato una provocazione che ha colto nel segno, richiamando grande attenzione su un tema etico fondamentale, contrariamente a quanto comunicato ieri, inviteremo anche atleti africani”, ha detto Fabio Carini spiegando in una nota che l’invito gli giungerà come “abbiamo fatto con quelli europei, lavorando con quei procuratori che siano in grado di garantire e certificare un comportamento trasparente e tracciabile”. Il dietrofront arriva dopo che in giornata la questione era diventa un caso politico, con polemiche da tutti gli schieramenti e l’intervento del governo.

IL DIETROFRONT – Ho sollevato un problema che esiste – prosegue il patron del Trieste Running Festival – e che per ipocrisia viene spesso ignorato dagli organizzatori di eventi di running: lo sfruttamento di atleti africani da parte di procuratori che si arricchiscono alle loro spalle. Riconosco che avremmo dovuto sollevare il problema in tempi e modi diversi ed è quello che faremo. Sono dispiaciuto per le reazioni che questa scelta ha sollevato, mi scuso con coloro che si sono onestamente sentiti offesi ma certamente non condivido le strumentalizzazioni politiche che sono state fatte. Certamente – ha concluso Carini – continuerò la mia battaglia contro uno sfruttamento che ritengo inaccettabile e scandaloso e ringrazio gli esponenti di Governo che hanno voluto riconoscere l’esistenza del tema”.

LA POLEMICA POLITICA – Il primo a parlare è stato il sottosegretario alla presidenze del Consiglio Giancarlo Giorgetti (Lega) che ha preso le distanze, seppur giustificando il presunto intento di voler combattere lo sfruttamento degli atleti stranieri: “Sbagliato escludere gli atleti africani”, ha detto. “Non è così che si risolvono i problemi. Ma attenzione perché il malessere esploso a Trieste nasconde l’ennesimo sfruttamento, quelli che chiamo gli scafisti dello sport. Aprirò subito un’indagine interna per quanto riguarda le mie competenze. Ascolterò tutte le parti in causa per fare chiarezza”. Per il vicepremier M5s Luigi Di Maio non è così che si affronta il problema: “E’ giusto combattere lo sfruttamento dei corridori africani”, ha detto, “il professionismo è professionismo sempre e come tale deve essere retribuito, ma non è così che si fa, non è escludendoli da una gara che si combatte il problema. Anzi, così il problema si aggrava e la vicenda in sé per come sta emergendo rasenta la follia”.

La frase di Giorgetti sui presunti “scafisti dello sport” è stata fortemente criticata dal segretario nazionale Pd Nicola Zingaretti: “Sento parlare di ‘scafisti dello sport’. Non pensavo che saremmo arrivati a tanto”, ha commentato. “La Lega e i suoi rappresentanti del governo lascino in pace il mondo dello sport, lo tengano fuori dalla propaganda”.

Da sinistra in generale non sono mancate le critiche. Per la deputata Pd Debora Serracchiani “è stato fatto un brutto passo falso”: “Ne prendano atto e lo correggano”, ha scritto su Facebook. “Gli atleti africani esclusi dalla mezza maratona di Trieste sono un altro triste, preoccupante segno di arretramento della civiltà, che questa città davvero non si merita”. E ancora: “Soprattutto non tentino di giustificare o spiegare, che fanno solo più danno: non c’è niente di peggio che nascondersi dietro questioni di etica per scusare scelte che hanno connotazioni ed effetti discriminatori e indubbio sapore razzista“. E in merito al presunto sfruttamento, ha commentato: “Ci sono irregolarità? Gli organizzatori che ne sono a conoscenza denuncino con atti formali gli sfruttamenti. Facciano esposti, sollevino il problema nella sedi competenti. Ma non vadano a raccontare che tengono fuori gli africani per bontà d’animo. E non ci provino a dire che il Pd specula, perché abbiamo raccolto un’indignazione diffusa che non si può ignorare”. Su Twitter è invece intervenuta l’ex presidente della Camera e deputata di Leu Laura Boldrini: “Escludere i corridori africani dal #RunningFestival è ridicolo oltre che discriminatorio. Non serve una #MaratonaSovranista per far arrivare #PrimaGliItaliani al traguardo. Di atleti forti, in Italia, ne abbiamo tanti e a loro non piace certo vincere facile.#Trieste”. Per Europa Verde infine, siamo di fronte a una “apartheid sportiva”: “E’ una gravissima discriminazione”, ha detto la candidata alle Europee Fatou Boro Lo.

INDAGA LA PROCURA FEDERALE DELLA FIDAL – Intanto la Procura federale della federazione italiana atletica leggera ha aperto un fascicolo sulla decisione degli organizzatori di Trieste Running Festival di escludere gli atleti non europei e dunque compresi gli africani. “Noi applichiamo già uno ius soli molto avanzato e per noi l’uguaglianza e il rispetto sono l’assoluta normalità”, ha scritto su Facebook il segretario generale della Fidal Fabio Pagliara. “Vigileremo con la massima attenzione, verificando i fatti e le motivazioni”. E ha detto di aver già chiesto alla sezione Fvg una relazione sull’accaduto e che, “anche su sollecitazione del Coni, in queste settimane si sta lavorando per una rivisitazione del ruolo degli agenti”.

Il caso si sta allargando anche ai testimonial della mezza maratona che ora chiedono chiarimenti: “Ci hanno chiesto di fare da testimonial”, hanno scritto su Facebook gli autori del programma comico-satirico in onda sull’emittente locale Telequattro “Macete”, Maxino e Flavio Furian, “ma, in seguito alla dichiarazione che risulta parecchio controversa” sull’esclusione degli atleti africani, “noi, come tutti voi, stiamo aspettando chiarimenti, consci del fatto che non avremo una corsia preferenziale per averne, semplicemente attendiamo di conoscere alcuni aspetti che non risultavano (e non risultano) nel regolamento e non sono stati citati in sede di pre-accordo di collaborazione”.

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