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Pagamenti elettronici, tra obbligo del Pos ma senza sanzioni e giravolte sul tetto al contante l’Italia resta fanalino di coda - 6/6

Dal 2014 i commercianti sono tenuti ad accettare bancomat e carte, ma il decreto che fissava multe per chi trasgredisce è arrivato solo quattro anni dopo e il Consiglio di Stato l'ha bocciato. Il governo Conte aveva detto di voler intervenire: nulla di fatto. Nel 2016, poi, Renzi ha triplicato la soglia massima sotto la quale si può pagare cash. Così le banconote in circolazione lo scorso anno sono salite a quote 208 miliardi e l’85,9% di tutte le spese avviene ancora in contante
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Le posizioni del governo gialloverde

A partire dal 2016 il valzer del tetto al contante sembra essersi interrotto, salvo una deroga per gli operatori turistici introdotta con l’ultima manovra. Eppure anche il governo gialloverde (più nella sua quota “verde”) ha rischiato di cadere nella tentazione, di berlusconiana memoria, di ritoccarlo al rialzo. Almeno stando alle idee espresse dal vicepremier leghista Salvini sul palco dell’assemblea annuale di Confesercenti: “Fosse per me non ci sarebbe alcun limite alla spesa di denaro contante, perché ognuno è libero di usare i soldi del suo conto corrente come vuole, dove vuole e pagando quello che vuole”. Una presa di posizione che ha subito scatenato la reazione dell’altro vicepremier: “Questo punto non è nel contratto di governo”, è stato il commento di Luigi Di Maio. Anzi, ha continuato il leader M5s, c’è da lavorare “su altri fronti”, come per esempio “eliminare i costi” per i commercianti nei pagamenti con bancomat. Propositi che, in entrambi i casi, vanno ad aggiungersi alla lunga sequenza di promesse e interventi politici sul contante che si sono susseguiti negli anni, ma che finora (dati alla mano) non sembrano aver prodotto i risultati sperati.

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