Lo Spazzacorrotti si è fermato a Messina. Anzi un po’ prima: è affogato in alto mare sullo stretto che separa la Sicilia dal resto d’Italia. Ancora una volta l’isola ci tiene a marcare le differenze col resto del Paese. La Regione più a Sud d’Italia, infatti, non ha recepito alcune delle novità introdotte dalla legge voluta dal Movimento 5 stelle, approvata dal Parlamento il 13 dicembre e in vigore dal 31 gennaio scorso. Si tratta della norma che obbliga i candidati alle amministrative a pubblicare online i curriculum e il certificato penale. Chi non lo fa va in contro a sanzioni pesanti. Alle elezioni comunali di Firenze o Bari, quindi, i cittadini dei capoluoghi toscani o pugliesi andranno a votare il proprio candidato al consiglio o l’aspirante  sindaco dopo aver potuto dare un occhio ai precedenti. La stessa cosa avverrà in tutti i comuni con più di 15mila abitati da Reggio Calabria a Bolzano: ogni elettora potrà sapere se il proprio candidato è incensurato prima di votarlo.Un privilegio che però sarà negato ai circa 500mila elettori siciliani chiamani alle urne il prossimo 28 aprile.

A raccontarlo è l’edizione palermitana di Repubblica. La Sicilia infatti è una Regione a Statuto speciale. Ha, quindi, competenza esclusiva sugli enti locali. È per questo motivo, per esempio, che i comuni dell’isola vanno a votare il 28 aprile (con turno di ballottaggio il 12 maggio) e non invece il 26 maggio, in contemporanea con le Europee, come accade nel resto del Paese. Anche sullo Spazzacorrotti Palazzo dei Normanni ha fatto valere la sua autorità. IL dipartimento Autonomie Locali della Regione ha diramato una nota che neutralizza ogni tentativo di trasparenza introdotto dal governo nazionale: “Questa disposizione dovrebbe essere normativamente recepita dal legislatore regionale”, scrivono i dirigenti siciliani. Insomma: per rispettare una legge già in vigore nel resto del Paese, in Sicilia occorre che l’Assemblea regionale siciliana vari una norma analoga per recepire quanto deciso a Roma. D’altra parte è già successo con la legge che obblica a pubblicare le spese per la campagna elettorale: vale ovunque tranne che sull’isola governata da Nello Musumeci.

Una regione che è spesso finita al centro delle cronache proprio per i cronici problemi legati ai candidati impresentabili. E infatti i deputati palermitani del Movimento 5 stelle attaccano: “Sedici dei settanta deputati regionali dell’Assemblea regionale siciliana risultano al momento indagati, così come quattro assessori regionali su undici. Ed è un paradosso che proprio in Sicilia il governo Musumeci non abbia ancora recepito la norma nazionale dello Spazzacorrotti, voluta dal M5S, che prevede la pubblicazione online dei curriculum e dei certificati penali”, dicono Roberta Alaimo, Steni Di Piazza, Valentina D’Orso, Aldo Penna, Giorgio Trizzino e Adriano Varrica. “Quello che il Movimento richiede da anni ai propri candidati è stato inserito in una legge per rendere più facile l’individuazione di incandidabili – aggiungono – Evidentemente la vecchia politica è dura ad abituarsi al cambiamento, ma è solo questione di tempo. Vogliamo però lanciare un invito a tutti i gruppi politici e candidati dei comuni siciliani: seguite l’esempio del M5S e presentate autonomamente e spontaneamente curriculum e certificato penale come facciamo noi da anni”.

Un invito rilanciato da Davide Faraone, senatore e segretario regionale del Pd:  “Questa vicenda – dice il leader dei dem – conferma ancora una volta che a prevalere sono le parole e non i fatti, gli spot e non le azioni concrete per debellare corruzione e mafia. E’ più semplice e più proficuo in termini di propaganda elencare in ogni competizione elettorale gli impresentabili invece di far rispettare le norme dello Stato. Noi, però, vogliamo sfidare i parolai e i manettari 2.0 . E oltre a denunciare questo ennesimo scandalo siciliano, da domani chiederemo ai candidati delle nostre liste di inviarci curriculum e certificati penali che pubblicheremo sul web. Dimostreremo che su questi temi noi facciamo sul serio, altri chiacchierano”. Insomma: nell’isola speciale la trasparenza in tempo di elezioni è affidata all’autodeterminazione dei candidati. La legge voluta da Roma, a Palermo non vale.

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