La grande dismissione immobiliare dell’Inps rischia di lasciare senza un tetto sulla testa circa 4mila famiglie in tutta Italia, di cui 3mila soltanto nella città di Roma. Un’emergenza abitativa in piena regola che nella Capitale andrebbe ad aggravare numeri già particolarmente drammatici. L’ente previdenziale guidato dal neo presidente Pasquale Tridico, infatti, sta inviando una serie di comunicazioni agli inquilini delle abitazioni da sempre utilizzate a scopo di edilizia residenziale pubblica. Il prezzo d’opzione per i nuclei familiari sarebbe anche appetibile: circa il 70% del valore di mercato dell’immobile. “Ma al costo di base calcolato sulle tabelle Omi dell’Agenzia delle Entrate – affermano i sindacati sul piede di guerra – sono stati aggiunti importi di stima senza alcuna trasparenza”, così da far raggiungere agli appartamenti valori comunque difficilmente accessibili per i tanti anziani che vi abitano. Tradotto: i prezzi degli appartamenti sarebbero stati assegnati in via “discrezionale” e non basandosi su criteri uguali per tutti, o comunque non specificati. Secondo una stima delle sigle Asia-Usb e Unione Inquilini, dei 10.700 appartamenti in vendita in tutta Italia e dei 6.000 nella città di Roma, solo poco più del 50% sarebbero in grado di accedere a un mutuo ed acquistare.

CHI NON COMPRA RISCHIA LO SFRATTO – E gli altri? “Da prima che iniziasse la campagna di dismissione l’Inps ha smesso di rinnovare i contratti”, spiega IlFattoQuotidiano.it Angelo Fascetti, sindacalista Asia-Usb. Lo conferma anche l’istituto: “Il quadro normativo vigente – ci scrive l’ufficio stampa – non consente allo stato la sottoscrizione di nuovi contratti di locazione e/o il rinnovo novennale dei contratti scaduti”. Secondo le parti sociali non dovrebbe essere così: “Anche nelle locazioni private si dà il tempo necessario alle famiglie per organizzarsi – dice Vincenzo Di Salvo, dell’Unione Inquilini – Si è sempre proceduto al rinnovo del contratto per 9 anni. Questo non sta succedendo”. Chi ha il contratto scaduto, insomma, sarebbe dovuto già andare via. O comunque dovrà farlo appena l’alloggio verrà venduto, anche all’asta. “Ci sono persone di 80 anni che si ritroveranno in mezzo a una strada. L’Inps avrebbe comunque recuperato gli appartamenti al loro decesso. Cos’è tutta questa fretta?”, dice Di Salvo.

GLI ARRETRATI AI “SENZA TITOLO” – C’è poi tutto il tema della grande famiglia dei “senza titolo”. Persone che magari hanno occupato abusivamente negli anni ’70 e ’80, salvo poi ottenere sanatorie o un canone concordato, oppure hanno sforato i livelli di reddito rispetto all’assegnazione o alle normative vigenti. In questi casi, chi volesse esercitare il diritto d’opzione per l’acquisto dovrebbe risarcire gli affitti mensili degli ultimi 5 anni di morosità. Cosa significa? Per fare un esempio, per molti degli alloggi nei quartieri Quadraro e Cinecittà la Romeo Gestioni – che si occupa di riscuotere i canoni – ha chiesto e ottenuto affitti per circa 250-300 euro di media. Lo stesso appartamento privato, con identica metratura e posizione, arriva anche a costare 800-900 euro al mese; questo significa che i “senza titolo” per evitare lo sfratto potranno sì acquistare con il 30% di “sconto”, ma prima risarcendo la morosità calcolata fra la differenza fra quanto regolarmente pagato e quando sarebbe costato affittare al mercato libero.

“E’ stata l’Inps a stabilire un canone medio basso negli ultimi sei anni e non siamo stati noi a deciderlo – spiega Paola, un’inquilina – poi improvvisamente ci siamo ritrovati un canone che va dai 650 ai 900 euro al netto degli oneri accessori. Ci sembra quanto meno una pretesa illegittima e assurda”. “A nessun conduttore di alloggi Inps – specifica l’ente – titolare di valido contratto di locazione, è stato richiesto il pagamento di arretrati derivanti dal ricalcolo del canone da saldare per procedere all’acquisto delle unità immobiliari condotte in locazione”.

L’APPELLO AL MINISTRO DI MAIO – La possibile emergenza ha scatenato i sindacati, ma finora dalle istituzioni non sono arrivate le risposte attese. “L’Inps – spiega ancora l’ufficio stampa – provvede a segnalare al Comune di Roma l’elenco delle unità immobiliari non vendute affinché il Comune possa valutare la possibilità di acquistare le unità immobiliari per la gestione delle politiche abitative e sociali territoriali”. Ma in questa fase, il Campidoglio non ha i mezzi finanziari per procedere all’acquisto degli alloggi. L’Asia-Usb ha scritto varie volte al vice premier Luigi Di Maio – riferimento istituzionale principale in quanto ministro titolare del Mise, da cui dipende l’Inps – per esporre la questione, “ma finora non c’è stata risposta”, come sottolinea Fascetti.

In settimana l’Unione Inquilini terrà una conferenza stampa in cui presenterà “una grande manifestazione per elevare l’attenzione su questo tema”. In campo anche la presidente del Municipio VII Tuscolano, Monica Lozzi, che da mesi dialoga con i tanti residenti: gran parte degli edifici Inps interessati, infatti, si trovano sul suo territorio di competenza. “Chiediamo alle istituzioni di affrontare il tema. La vendita così come viene effettuata rischia di creare un’emergenza abitativa importante concentrata in pochi territori. Sarebbe una sciagura per la città di Roma”.

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