Alex Montresor sta bene, gli sono ricresciuti i capelli e comincia ad uscire da casa. Il bimbo affetto da linfoistiocitosi emofagocitica (HLH), trasferito a novembre dall’Ospedale Great Ormond Street di Londra presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma, era stato sottoposto prima di Natale a trapianto di cellule staminali emopoietiche dopo la lunga ricerca di un donatore compatibile e la decisione di procedere con la manipolazione delle cellule staminali del genitore più compatibile.
L’aggiornamento sulle sue condizioni di salute arriva da Rita Malavolta, presidente dell’Associazione donatori midollo osseo, che ha seguito tutto l’iter sanitario ed è rimasta in contatto con i genitori: “Ho sentito il padre pochi giorni fa – ha spiegato la numero uno di Admo – Alex sta bene e si sta avvicinando alla finestra dei 100 giorni da superare dopo l’intervento”.
Il bambinoera sopravvissuto ad una nascita prematura e gli è stata diagnosticata la linfoistiocitosi emofagocitica (Hlh), una malattia genetica che colpisce solo lo 0,002% dei bambini. La malattia priva chi ne soffre della perforina, la proteina che consente al sistema immunitario di identificare e combattere batteri e virus. Al momento della diagnosi, secondo i medici, al bimbo restavano poche settimane di vita, a meno di non trovare un donatore di midollo compatibile. A quel punto si è optato per una ricerca nei registri mondiali che però ha portato a scoprire che nessuno era compatibile al 100%.
Resa pubblica su Facebook la notizia, era partita la corsa contro il tempo per trovare un donatore che purtroppo però non ha avuto esito. A quel punto è stato trasferito a Roma dove è stato operato con una tecnica ideata dal Bambin Gesù nel 2014: la procedura prevede la manipolazione delle cellule staminali del genitore più compatibile per evitare il rischio di rigetto. Ed ha avuto successo.