All’epoca dei fatti non lavorava più con il Ministro. E quindi, in pratica, non può essere lui la talpa nel Viminale che rivelò l’indagine in corso. Si difende così Giovannantonio Macchiarola, l’ex capo della segreteria di Angelino Alfano, ai tempi in cui era ministro dell’Interno. L’avvocato originario di Agrigento è stato interrogato in mattinata dai pm della procura di Trapani. L’interrogatorio è durato oltre due ore e prima di lui anche l’ex rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla (ora assessore regionale all’Istruzione) ha risposto alle domande dei magistrati. Entrambi sono indagati dalla procura di Trapani che ieri ha svelato l’esistenza una loggia massonica segreta. A ventiquattro ore dai 27 arresti compiuti dai carabinieri il procuratore aggiunto Maurizio Agnello e i sostituti Sara Morri, Andrea Tarondo e Francesca Urbani hanno ascoltato alcuni degli indagati non raggiunti da alcuna misura cautelare.

Lagalla è indagato per abuso d’ufficio perché avrebbe assegnato una borsa di studio nell’ateneo palermitano alla figlia di Rosario Orlando, il medico accusato di aver truccato la documentazione necessaria per far ottenere le pensioni di invalidità alle persone segnalate da Giovanni Lo Sciuto, l’ex deputato siciliano al centro dell’inchiesta. Quello di Lagalla è stato un lungo interrogatorio “perchè l’episodio contestato è datato nel tempo e abbiamo ricostruito l’intero contesto”, ha detto l’avvocato Lillo Fiorello uscendo dagli uffici della procura trapanese. “Lagalla ha riferito che fu una commissione ad affidare quella borsa di studio”, ha aggiunto il legale. Nell’ordinanza di custodia cautelare sull’ex rettore il gip Emanuele Cersosimo ha sottolineato: “Nessuna richiesta è stata avanzata nei confronti del pubblico ufficiale infedele Lagalla e di conseguenza non può esser applicata l’opportuna misura cautelare”.

Macchiarola invece è indagato per rivelazione del segreto d’ufficio perché avrebbe raccontato dell’esistenza dell’inchiesta – e di intercettazioni in corso -a Francesco Cascio, ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, finito a sua volta ai domiciliari con l’accusa di favoreggiamento. Sarebbe stato poi Cascio a svelare l’indagine a Lo Sciuto.  La fuga di notizie sarebbe avvenuta nel settembre del 2016, ma Cascio sarebbe stato a conoscenza dell’inchiesta già dal giugno del 2016. “Macchiarola ha negato ogni coinvolgimento con questa vicenda anche perché il suo incarico era terminato molto tempo prima, era stato nominato consigliere per la programmazione ma comunque ad aprile 2016 aveva concluso ogni tipo di collaborazione”, dice il suo legale, ciop l’avvocato Bartolomeo Romano al termine dell’interrogatorio.

Oggi Macchiarola è un dirigente dell’Eni. I suoi legami con Alfano, invece, risalgono al 2008. Vicino agli ambienti di Comunione e Liberazione, il suo curriculum spazia dalle collaborazioni a Bruxelles con il gruppo parlamentare del Partito popolare a quelle con la provincia di Palermo. “Abbiamo prodotto corposa documentazione che comprova la conclusione di ogni collaborazione all’epoca dei fatti contestati. Il mio assistito non avrebbe avuto alcun ruolo per apprendere informazioni riservate visto che non teneva più l’agenda del Ministro”, ha aggiunto il legale. Sulla conoscenza dell’ex deputato Ncd Lo Sciuto, Macchiarola ha detto ai pm che “chiaramente lo conosceva, era uno dei pochi di Ncd ad avere incarichi di questo spessore e ovviamente anche Alfano si interessava di lui visto che oltre a essere Ministro era coordinatore nazionale del partito”.

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