Al Mongkutwattana General Hospital di Bangkok, in Tailandia, sono state “assunte” tre infermiere robot, che si muovono di reparto in reparto “scivolando” lungo strisce magnetiche disposte sui pavimenti. Sono Nan, Nee e Nim, tre robot di tipo AGV (Automatic Guided Vehicle, veicoli a guida automatizzata).  I responsabili dell’ospedale le hanno assunte alla fine dello scorso anno, quando le infermiere erano troppo poche per far fronte alle necessità dei moltissimi pazienti. Gli scarsi fondi a disposizione non permettevano di assumere altro personale. Erano però sufficienti per finanziare l’acquisto di Nan, Nee e Nim. Stando a quanto riportato dal quotidiano inglese The Sun, l’impiego di questi robot potrebbe portare risparmi rilevanti alla struttura.

Non si tratta di prodotti espressamente progettati per l’ambito medico: gli AGV sono impiegati principalmente in campo industriale, per spostare prodotti all’interno di stabilimenti e magazzini. Al Mongkutwattana General Hospital quindi fanno quello che sono capaci: trasportano, fra otto stazioni fisse, le cartelle cliniche e i farmaci che servono ai medici per lavorare.

 

Secondo Lord Darzi, importante chirurgo ed ex ministro della salute, quasi un terzo delle attività del personale di assistenza potrebbe essere affidato ai robot. Concorda il responsabile della struttura tailandese, il Dr Riantong, che ha spiegato al quotidiano statunitense The Washington Post che “queste infermiere robot aiutano a migliorare l’efficienza e le prestazioni del lavoro in ospedale“. La dottoressa Naennaa, specialista in neuroscienze, sta pianificando di ampliare l’impiego di questi robot nelle unità farmaceutiche, dove potrebbero preparare i dosaggi dei farmaci. La volontà non è quella di rimpiazzare personale umano, ma di colmarne la carenza.

L’inizio sembra positivo, ma quanto visto finora negli esperimenti con i robot suggerisce di rimandare valutazioni definitive al medio e lungo termine, prima di trarre conclusioni entusiaste. Ricordiamo, infatti, il caso del primo hotel al mondo gestito unicamente da robot, che in tre anni ha dovuto rimpiazzarne metà con personale umano. Su base annuale hanno creato più problemi di quanti ne abbiano risolti.

D’obbligo una nota di colore. Molti, guardando le immagini in questa pagina, avranno trovato inquietante l’aspetto delle tre infermiere robot tailandesi. Tra i vestitini giallo brillante, gli occhi rossi spalancati e i capelli posticci, in effetti a noi occidentali paiono più personaggi da incubo che figure rassicuranti. Proprio a questo ha dedicato buona parte del suo articolo il Washington Post. Esperti di robotica spiegano che la cultura influenza in maniera radicale l’aspetto che hanno i robot. Per il gusto tailandese Nan, Nee e Nim appaiono come figure piacevoli da vedere.

Per la cronaca, le infermiere robot esistono in Italia, dove sono operative a tutti gli effetti presso la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, in Puglia. Dopo mesi di sperimentazione conclusa con successo, sono diventate parte integrante del personale, e hanno l’aspetto che vedete nell’immagine qui sopra. Sono state realizzate dal lavoro congiunto dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), del Konica Minolta Laboratory Europe e dall’azienda giapponese SoftBank Robotics.

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