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Maltempo, Autobrennero incassa i pedaggi ma non garantisce la sicurezza dei servizi

Maltempo, Autobrennero incassa i pedaggi ma non garantisce la sicurezza dei servizi
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Dovevano accertarsi che i mezzi fossero attrezzati, dovevano bloccare gli ingressi in autostrada: invece hanno fatto entrare tutti senza un minimo di buonsenso. Questo è quello che un’impresa normale doveva fare sull’Autobrennero. Quando dopo ore e ore di coda i mezzi sono potuti uscire dall’autostrada, automobilisti e camionisti hanno pure dovuto pagare il pedaggio e fare un’altra fila al casello.

La causa dell’incubo del lunghissimo ingorgo verificatosi sull’Autobrennero è da ricercare nella leggerezza della concessionaria, che pur di garantirsi gli introiti dei pedaggi non ha fatto quel lavoro di selezione dei veicoli che qualsiasi manuale prescrive, date le condizioni atmosferiche.

I vertici dell’Autobrennero sono talmente impegnati nel rinnovo della sua concessione – scaduta da quattro anni – e nei ricorsi al Tar – per salvaguardarsi il bottino indebito che hanno accumulato in questi anni di esercizio in regime di proroga, che ammonta a ben 120 milioni di euro che non vogliono restituire allo Stato – che si sono dimenticati della loro missione principale, quella di erogare un servizio di mobilità in tutta sicurezza agli utenti paganti, anche in condizioni metereologiche avverse.

Gestire la nevicata di ieri non era particolarmente difficile, anche considerato che l’Autobrennero è un’autostrada alpina e come tale abituata a ben peggiori eventi meteorologici. Il blocco dell’autostrada ha fatto emergere come tutto il gruppo dirigente siano stati decisamente carenti. Siamo dinanzi a un evento che dovrebbe essere valutato in tutta la sua portata dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, vigilante le concessioni autostradali, che pure ha mandato gli ispettori.

La società gestita con criteri politici pensava di essersi già accaparrata il rinnovo della concessione trentennale con il precedente governo, grazie a un sorprendente affidamento senza gara con il marchingegno della creazione di una nuova società “house”. Dopo Aspi Gavio (i gruppi privati), anche i gruppi pubblici (come gli enti locali del Trentino Alto Adige) che gestiscono le autostrade dimostrano dal mio punto di vista di essere inefficienti, di ritardare gli investimenti previsti, di non garantire la sicurezza di esercizio. Per questo tutto il sistema regolatorio va rivisto, facendo tornare il controllo in mano al soggetto pubblico, cioè al ministero dei Trasporti. Questo grave episodio deve essere da monito per tutti per far tornare le concessionarie alla loro originaria missione di gestori nell’interesse pubblico e degli utenti della rete autostradale.

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