Il Giro di Sicilia si farà, l’Unione ciclistica internazionale l’ha inserito nel calendario delle corse del 2019 (categoria 2.1). C’è una organizzazione della corsa affidabile, Rcs Sport che non ha bisogno di presentazioni per quanto riguarda gli eventi sportivi (il Giro d’Italia vi dice qualcosa?). Ci sono le date d’inizio e fine, dal 3 al 6 aprile e aggiungo che in quel periodo non ci sono per nessuno. Da scoprire, e non sono dettagli, le tappe e i partecipanti a una corsa che rivive dopo 25 anni.

L’ultima edizione dell’antenata di questa manifestazione si corse nel 1994, si chiamava Settimana ciclistica internazionale (dal 1984 al 1994 appunto, si fece in Sicilia). La prima edizione del Giro di Sicilia originale è più antica del Giro d’Italia stesso, esattamente di due anni prima, del 1907. Fu vinta da Carlo Galetti (vincitore poi di tre Giri d’Italia, due individuali e uno a squadre con l’Atala) che precedette Luigi Ganna, storico vincitore del primo Giro d’Italia, quello del 1909. Galetti vinse anche nel 1908 e poi ci fu la prima lunga sospensione della corsa siciliana che fino al 1947 ricomparve a singhiozzo per sole altre cinque volte.

Ovviamente le due Guerre hanno influito nella discontinuità e infatti, nel 1948, si riprese a correre per le strada siciliane. Campioni di grande nome tornarono ad arricchire l’albo d’oro della corsa. Negli anni 70 soprattutto si alternavano grossi nomi a edizioni saltate. Basti ricordare i successi di Roger De Vlaeminck nel 1974 e Beppe Saronni nel 1977 per farsi un’idea. Con la denominazione di Settimana ciclistica internazionale ci fu continuità organizzativa e ancora i grandi campioni delle due ruote a sfidarsi sull’isola. Moreno Argentin nell’84 e nel ‘92, il compianto Laurent Fignon nel 1985, ancora Saronni nel 1986 e poi Michele Bartoli, Rolf Sorensen, Adriano Baffi e Phil Anderson. La Settimana ciclistica internazionale però salutò la Sicilia dopo il 1994 e adesso è nota agli appassionati come Settimana internazionale di Coppi e Bartali. Si svolge sempre al Nord però.

La storia si ripete e qualcuno, ancora una volta, si è accorto delle potenzialità della Sicilia. Il clima, la morfologia e la bellezza del territorio sono punti a favore di una corsa che partirà con una categoria forse inferiore a quella cui potrebbe ambire. Meglio essere cauti e fare le cose per bene per non bruciare opportunità. Per gli appassionati siciliani che negli ultimi due anni hanno invaso i percorsi del Giro d’Italia, per i giovani ciclisti che hanno un’opportunità in più per vedere all’opera i loro campioni, per l’indotto che una manifestazione internazionale può generare, per le strutture ricettive, per gli stessi ciclisti professionisti che in quel periodo potranno scegliere una corsa nuova e per i corridori isolani che hanno fatto gioire l’Italia intera in questi anni. Ci voleva!

Sono emozionato e quasi scaramantico pensando al ritorno, ormai concreto, di questa corsa ma resto in attesa dell’annuncio del percorso ufficiale. L’ho immaginato decine di volte: l’Etna non può mancare ed egoisticamente anche una tappa iblea non mi dispiacerebbe affatto. Anche la Sicilia occidentale regala spunti tecnici interessanti e credo che con quattro tappe a disposizione Rcs possa far felici tutti noi.

Noi che abbiamo atteso 25 anni siamo pronti a riversarci in strada dal 3 al 6 aprile ma meritiamo una promessa. Che non sia l’ennesimo mordi e fuggi, il Giro di Sicilia, stavolta, deve sopravvivere a lungo.

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