La giunta a trazione leghista della provincia di Trento ha girato le spalle a una tradizione di accoglienza e finanziamenti a favore degli immigrati. Niente più lezioni di lingua italiana, necessaria ai migranti per l’integrazione. È questo il primo passaggio del dimezzamento del progetto di accoglienza dei richiedenti asilo deciso dal governatore Maurizio Fugatti (nella foto). Ma è solo il primo passo. Perché dopo lo stop dei corsi di lingue già attivo da gennaio, a seguire verranno (da febbraio) i tagli del servizio di supporto psicologico, che verrà assicurato alle sole strutture collettive. Ad aprile è prevista la chiusura del servizio di orientamento al lavoro, mentre saranno ridotti di un terzo gli appartamenti che sono destinati ai richiedenti asilo sul territorio.

Si tratta dell’accoglienza diffusa sul territorio che un altro governatore leghista, il friulano Massimiliano Fedriga ha messo in discussione, affermando che il superamento di questo modello “è garanzia in primo luogo della sicurezza dei cittadini, ma rappresenta al contempo fonte di tutela per quelle persone che hanno realmente diritto a essere ospitate dalla nostra comunità” aveva detto, intervenendo alla Scuola di Politica ed Etica Sociale dell’Arcidiocesi di Udine. “Aprire le porte in modo indiscriminato ai migranti è una soluzione sbagliata, tanto sotto il profilo politico quanto etico, perché presta il fianco a chi specula sul traffico di esseri umani e abbandona al proprio destino chi invece quel viaggio non è nemmeno riuscito a intraprenderlo”.

Tutti allineati, quindi, con il ministro Matteo Salvini, A Trento, la decisione della giunta Fugatti ha suscitato reazioni sconcertate. Tre settimane fa l’associazione “Demo” ha risposto alla linea politica nazionale e locale lanciando l’iniziativa #PRIMALITALIANO. Si tratta di una raccolta fondi per continuare a finanziare, almeno in parte e con una iniziativa privata, le lezioni di italiano interrotte. Il presidente dell’associazione, Mattia Civico, ha consegnato 12.840 euro al Centro Astalli che, con la cooperativa Samuele, si è impegnato a convertire i fondi in almeno 642 ore di lezioni di italiano per stranieri. Civico ha dichiarato: “La conoscenza dell’italiano è basilare per un incontro positivo e costruttivo tra culture. Noi crediamo nell’incontro, nella conoscenza e nella nostra e altrui umanità. Non abbiamo paura degli altri e non siamo disponibili a vivere alimentati dal sospetto e dalla cattiveria. Crediamo nella buona integrazione, che costa fatica a chi accoglie, ma anche a chi chiede di essere accolto”. Il presidente del Centro Astalli, Stefano Graiff. “Questa iniziativa ci racconta di un’altra comunità, che crede nell’incontro e nella possibilità di costruire una società aperta ed accogliente. Queste 642 ore di italiano sono un contributo importante, ma sono soprattutto la richiesta rivolta alla politica, reiterata 642 volte, di non abdicare al proprio dovere di protezione, accoglienza, umanità“.

Anche il Comune di Trento va in senso contrario rispetto alla provincia. “Siamo pronti ad offrire spazi e supportare le associazioni che promuovono corsi di italiano per i migranti” ha detto il sindaco Alessandro Andreatta, del centrosinistra. La giunta comunale ha condiviso questa linea. La conferma viene dalla vicesindaca e assessore alle politiche sociali, Maria Chiara Franzoia. “Vogliamo dare un segnale visti i tagli che ci sono. I corsi di italiano, attraverso vari poli sociali, sono sempre stati fatti e li consideriamo un primo, importante passo all’integrazione”. Sul piede di guerra sono scesi anche Cgil, Cisl e Uil che hanno promosso un presidio davanti al palazzo della Provincia per protestare contro la decisione della giunta di ridimensionare il Centro informativo per l’immigrazione, il Cinformi. “La delibera – ha spiegato il segretario generale della Uil, Walter Alotti – mette a rischio tanti posti negli enti e cooperative coinvolte nell’integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo. Inoltre, per contraddizione di termini, mina la sicurezza del territorio e dei trentini, facendo venir meno la minima assistenza e il controllo sociale di chi viene lasciato allo sbaraglio, per le vie della città e nelle nostre valli, alla ricerca di mezzi per il minimo sostentamento di sopravvivenza o anche solo per lasciare la nostra terra”.

La conferma arriva ora. Il governatore Fugatti ha comunicato ai sindacati che i tagli, fino al 2020, provocheranno una contrazione di 140 posti di lavoro, persone occupate dalle cooperative sociali che gestiscono i servizi di supporto ai migranti.

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