“Faccio business con l’import-export nella Russia di Putin“. Ha un nuovo lavoro Renzo Bossi, il figlio del Senatùr ed ex consigliere regionale lombardo condannato a 30 mesi il 18 gennaio dal tribunale di Milano per la vicenda delle “spese pazze” con soldi pubblici. “Sì, ho anche questa mia società, la Resil, di cui detengo il 100%, che si occupa di import-export per le aziende italiane”, spiega il Trota all’Adnkronos. “Nata nel 2014, oltre che in Russia è attiva anche in Gran Bretagna e Svizzera”. La srl, di cui Bossi jr è fondatore e ad, “vuole affiancarsi alle piccole e medie imprese italiane che vogliono far conoscere ai mercati esteri l’alta qualità del made in Italy”, si legge sul sito.

“Dopo aver lasciato la politica – racconta l’ex consigliere leghista, al Pirellone tra il 2010 e il 2012 -, mi occupo ormai di agricoltura, nella nostra azienda produciamo formaggi e salumi“. Di politica, l’imprenditore 30enne non vuole più saperne: “Non mi occupo più di Lega, anche se di tanto in tanto qualcuno dei colleghi in Consiglio regionale lo sento e lo vedo”.

Sulle vicende giudiziarie che riguardano Rimborsopoli, intanto, Bossi jr dice che al Pirellone “c’era un ufficio preposto al rimborso delle spese, che a volte le autorizzava, altre le rigettava”, negando che ci fosse un cassetto a disposizione per mettere ricevute, fatture e scontrini. “Non prendevamo direttamente i soldi per i rimborsi, ogni partito ha il proprio ufficio preposto ai rimborsi e comunque l’autorizzazione finale la dava il capogruppo”.

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