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Arrestarono ghanese accusandolo di terrorismo per avere l’encomio: tre carabinieri condannati a 9 anni ciascuno

A giugno scorso avevano accusato l’extracomunitario di custodire armi clandestine, ipotizzando un suo coinvolgimento in attività terroristiche. Pochi giorni dopo ad essere arrestati sono stati proprio loro, due sottufficiali e un appuntato, in seguito all’indagine lampo che ha fatto venire alla luce il piano ordito per incastrare il ghanese
Arrestarono ghanese accusandolo di terrorismo per avere l’encomio: tre carabinieri condannati a 9 anni ciascuno
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Avevano inventato un falso caso di terrorismo costruendo le prove a tavolino e arrestando un cittadino ghanese pur sapendolo innocente con l’obiettivo di ottenere un encomio. Sono stati condannati a nove anni di carcere a testa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli Nord i tre carabinieri (sospesi dal servizio) che, a giugno scorso, avevano accusato l’extracomunitario di custodire armi clandestine, ipotizzando un suo coinvolgimento in attività terroristiche. Pochi giorni dopo ad essere arrestati sono stati proprio loro, due sottufficiali e un appuntato, in seguito all’indagine lampo che ha fatto venire alla luce il piano ordito per incastrare il ghanese.

LA CONDANNA – A sei mesi di distanza da quei fatti, si è svolto con il rito abbreviato il processo a carico di Castrese Verde, 46enne di Quarto, Giuseppe D’Aniello, 50enne di Teverola (Caserta) e Amedeo Luongo, 49enne di Acerra, carabinieri in servizio, fino a pochi mesi fa, presso la Compagnia di Giugliano in Campania. In sede di requisitoria il pubblico ministero Stefano Faiella aveva chiesto la condanna a 11 anni e 6 mesi per ciascun imputato. I carabinieri – che avevano già ammesso le loro responsabilità in sede di indagine – sono stati ritenuti colpevoli di falso ideologico, calunnia, arresto illegale, ricettazione, danneggiamento e detenzione e porto illegale di armi clandestine. Assolti invece dall’accusa di rapina.

L’ARRESTO DEL GHANESE E IL SUO RACCONTO – L’extracomunitario era stato arrestato, dai militari condannati, in circostanze sospette. Lui stesso ha raccontato agli inquirenti che i tre carabinieri gli avevano danneggiato l’appartamento con una mazza, portandolo poi sul retro dell’abitazione. Qui avevano finto di ritrovare una pistola. L’uomo ha subito intuito che cosa stesse accadendo, tanto da dire ai carabinieri che quell’arma non era sua e che erano stati proprio loro a lasciarla nei pressi della sua casa. I tre militari, secondo quanto raccontato dal ghanese, gli avrebbero urlato: “È finita, è finita, è finita! Devi morire in galera. Tu sei musulmano. Ora Renzi non ci sta più. È arrivato Salvini, ti devo fare un c… così”.

LA CATTURA E L’AMMISSIONE – Quello che nessuno poteva sapere, né il ghanese né i carabinieri, era che i militari erano già da tempo tenuti sotto controllo. L’attenzione della Procura di Napoli Nord era infatti già focalizzata sui tre militari, per presunti illeciti commessi nel corso dell’attività di servizio. Numerose le intercettazioni realizzate dai finanzieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura, ma anche i servizi di appostamento. Sono dunque bastati pochi elementi agli inquirenti (e la versione dell’extracomunitario) per ricostruire l’accaduto. Anzi, quell’arresto inventato di sana pianta ha aggravato il quadro accusatorio a carico dei tre militari. Pochi giorni dopo quell’operazione illecita i tre sono stati a loro volta arrestati e, nel corso degli interrogatori, hanno ammesso le proprie responsabilità.

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