Una nuova bocciatura, anzi tre. Sono quelle arrivate sui tavoli del Consiglio superiore della magistratura. Il Consiglio di Stato nei primi giorni del nuovo anno con tre sentenze ha annullato altrettante nomine di magistrati a incarichi di vertice. Ed è tornato a esprimere critiche nei confronti di Palazzo dei marescialli, che già qualche mese fa aveva accusato di un comportamento “sleale” perchè volto a aggirare gli stessi rilievi di Palazzo Spada. Una contestazione che viene in qualche modo riproposta, visto che si accusa il Csm di aver “eluso” le indicazioni della giustizia amministrativa.

Una delle nomine bocciate riguarda un incarico di particolare rilievo: il ruolo di “vice” del procuratore nazionale Antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho. Il Csm a giugno del 2016 aveva scelto Maurizio Romanelli, allora procuratore aggiunto a Milano. Ma l’anno scorso il Consiglio di Stato aveva annullato la nomina, accogliendo il ricorso di una degli esclusi, il sostituto procuratore nazionale Antimafia Maria Vittoria De Simone, che si era vista “penalizzata” dal Csm per “essersi da qualche tempo allontanata dalla diretta conduzione delle indagini”, e dunque proprio per il suo ruolo alla Dna.

Una scelta quest’ultima ritenuta “incoerente dal punto di vista logico” dal massimo organo di giustizia amministrativa che aveva perciò annullato la nomina imponendo al Csm una nuova comparazione tra i due candidati. Palazzo dei marescialli a maggio del 2018 aveva riproposto la nomina di Romanelli, ma secondo il Consiglio di Stato nelle motivazioni si è limitato a “elencare” le attività svolte dai due magistrati, senza fare di esse “ragione effettiva e riscontrabile di ponderazione e selezione comparativa” e dunque ha così “aggirato” ed “eluso” il vincolo che gli aveva posto Palazzo Spada. Che ora ha dato 30 giorni di tempo al Csm per “rideterminarsi, operando finalmente una seria e sostanziale valutazione attitudinale”.

Nei mesi scorsi, coma ha raccontato il Fatto Quotidiano, lo scontro tra Palazzo Spada e Palazzo dei Marescialli era legato alla nomina del Csm di Antonella Magaraggia a presidente del Tribunale di Verona. Ul suo concorrente Salvatore Laganà aveva fatto ricorso al Tar, che aveva annulato la nomina per difetto di motivazione. Csm e ministero della Giustizia prima avevano ricorso al Consiglio di Stato, quindi hanno rinunciato, annunciando che rispetteranno la sentenza del Tar. Poi hanno riproposto Magaraggia. “Il comportamento processuale del Csm e del ministero è risultato improntato a slealtà”, aveva scritto il Consiglio di Stato il 18 ottobre. Pochi giorni dopo si era insediato il nuovo plenum. E a quel punto  Il Consiglio di Stato, per far applicare la sua sentenza che accoglie il ricorso del magistrato Sergio Del Core e annulla le delibere del Csm sulla nomina di quattro magistrati (Marcello Iacobellis, Stefano Palla, Piero Savani e Aldo Cavallo) a presidente di Sezione della Cassazione, ha nei fatti esautorato l’intero Csm. Disponendo che il vicepresidente David Ermini, nominato Commissario ad acta, faccia rispettare la sentenza “indipendentemente dal Csm”.

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