L’avvicinarsi delle feste di Natale ci confronta con le nostre tradizioni in cui viene messa in evidenza la possibilità/necessità dell’uomo di essere buono. Come affermava Rousseau l’uomo per sua natura è buono, ma poi verrà reso cattivo dall’educazione? Anche nella tradizione cristiana l’uomo buono del Paradiso terrestre viene contaminato dal peccato originale per la cui redenzione occorrerà, addirittura, l’intervento di Dio.

Secondo la psicoanalisi bontà e cattiveria coesistono nell’inconscio, in cui non esiste il principio di non contraddizione. Le pulsioni buone, che abbiamo appreso quando nella prima infanzia la figura di accadimento ci offriva il seno buono col latte, rimane inestricabilmente legata all’immagine di un seno cattivo che, durante il processo educativo, si negava per farci imparare ad attendere. “Voglio tutto e subito altrimenti mi incazzo”, “Sono buono e bravo ma se qualcuno calpesta i miei sacrosanti interessi divento una belva”. Questi messaggi sono i più diffusi in quest’epoca dove si risveglia il “cattivismo”, il revanscismo locale, casomai di una comunità o regione contro le altre, e il nazionalismoAmerica first, prima il Regno Unito, prima l’Italia, prima i veneti o i lombardi.

Ognuno di noi, in cuor suo, si sente buono ma fino a un certo punto. Si rischia di essere buonisti e quindi coglioni in un mondo globale dove gli altri, se possono, ci rubano i mercati, le risorse e ci appioppano i problemi come gli immigrati. Anche in famiglia la bontà può apparire di facciata. La nuora sorride la vigilia di Natale alla suocera ma pensa che è una gran rompiscatole. Naturalmente la suocera ricambia. Sul lavoro i regali spesso risultano di interesse in quanto, per loro tramite, ci si ingrazia un capo, un collega o un cliente. Allora qualcuno estremizzando arriva a pensare che tutti siamo naturalmente egoisti e fingiamo la bontà solo per non essere attaccati dagli altri. Insomma siamo troppo vigliacchi per manifestare la nostra naturale cattiveria?

Il benessere in Italia è piuttosto diffuso, tanto che possiamo affermare che nei secoli non ci sono mai state condizioni socioeconomiche così floride. Circa l’80% delle persone possiede la casa, i consumi sono molto elevati, le sacche di povertà esistono ma trovano nello stato sociale, ove la sanità è gratuita e le pensioni di invalidità e sociali diffuse, un calmiere. Certo non è la società ideale, per cui ognuno di noi può sentirsi arrabbiato perché paga troppe tasse, non trova il lavoro o è malato e sofferente.

Ama il prossimo tuo come te stesso. Questo messaggio rivoluzionario è al centro del Natale. Dietro a questo messaggio possiamo leggere un briciolo di egoismo, perché se amo il mio prossimo mi aspetto che anche lui ami me e che in qualche modo soddisfi i miei bisogni. Insomma da questo ginepraio fra bontà e cattiveria facciamo fatica a districarci. Il mio augurio non è che cerchiamo tutti di essere buoni. Dobbiamo essere come ci sentiamo ma, almeno, non nascondiamoci. Almeno per Natale siamo sinceri con noi stessi, capendo che su alcuni aspetti della vita siamo cattivi e su alcuni buoni. Insomma, facciamo chiarezza nel nostro animo senza nasconderci dietro la frase “Sarei buono ma…”.

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Natale, i miei figli hanno troppi regali. E io provo disagio

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