Cosa rende un film cult? Sicuramente il fattore generazionale ha funzionato spesso per opere passate quasi inosservate al botteghino o scansate dalla critica o di successi riaccesi dopo decenni, che hanno avuto rivincita o nuova vita attraverso i canali del passaparola, tv e home video. Alcuni titoli che raccontando i giovani hanno percorso le generazioni sono Gioventù bruciata, Il laureato, Arancia Meccanica, I Guerrieri della Notte, The Blues Brothers, Il tempo delle mele e un altro francese, L’Odio.

Premiato a Cannes con la Palma d’Oro, poi vincitore di tre premi César e dell’European Film Award per il miglior film, La Haine fece un percorso partito dal passaparola intorno alla sconvolgente opera seconda di un ragazzo parigino dietro la macchina da presa: Mathieu Kassovitz. La pellicola, dura e dal bianco e nero implacabile, lanciò Vincent Cassel e fece conoscere al mondo la realtà delle banlieue parigine. Due ragazzi abbrutiti da cemento, boxe e l’omicidio di un amico accesero una generazione di spettatori, da 20 anni sempre rinnovata nella visione del film.

Action urbano, sporcature rimodernate su François Truffaut, Alfred Hitchcock e Martin Scorsese, di quei ghetti grigi, periferici e produttori di disagio giovanile si torna a parlare nell’edizione su disco di Raro Video a cura del critico Boris Sollazzo, dove negli extra sono raccolti i tre cortometraggi d’esordio del regista. Arricchiscono il cofanetto blu-ray anche gli interventi di Mario Sesti, Antonello Piroso e Giorgio Gosetti. Mentre Sollazzo mette su una conversazione con le firme di testata Ilaria Ravarino di Leggo, Michela Greco per Paese Sera, e Alessandro De Simone da The Cinema Show. Una tavola rotonda sui ricordi della prima visione in sala che rivela diverse curiosità sul film.

Proviamo a scommettere su alcuni titoli che hanno qualche chance di diventare cult in futuro, ma restiamo in Francia per Mektoub my love: Canto Uno, racconto di amori giovanili nati in spiaggia di Abdellatif Kechiche. Nel sud della Francia estate e ormoni scaldano la vita sentimentale dei giovani, soprattutto di Amin, un aspirante sceneggiatore che vive le comitive e le sue corteggiatrici come un flaneur. Presentato alla mostra di Venezia senza riportare premi, abbastanza immeritatamente per giunta, Mektoub significa “destino” e segna un’esperienza cinematografica di tre ore intense di sensazioni come un’estate adolescenziale, talmente immersiva che all’uscita di sala fa quasi sentire i piedi sporchi di sabbia. Pare sia il primo di una trilogia ordita da Kechiche. L’autore della Vita di Adele è anche il protagonista dell’unico contenuto extra della versione home video. In un’intervista di 21 minuti snocciola infatti parecchi retroscena su concept e lavorazione del film. Potrebbe diventare, magari con la trilogia completata, un futuro Tempo delle mele?

Spostiamoci in Italia, dove i film giovanili sulla periferia sono in questo momento un must per il nostro mercato. Spesso soddisfazioni di critica ma non sempre altrettanto lusingati dall’incasso. Purtroppo. Manuel è l’esordio convincente di Dario Albertini. Un ragazzo diventato maggiorenne esce dall’orfanotrofio con l’obiettivo di curarsi della madre reclusa, ma la vita nell’hinterland romano può rivelarsi un muro invalicabile. Distribuito da CG Entertainment come gli altri titoli di questo articolo, Manuel è uscito solo in dvd e negli extra contiene Christian, corto sul documentario La repubblica dei ragazzi. Mentre in un brevissimo backstage è mostrata la lavorazione per la scena del pianto nel mare. Segue L’abbandono non è lontano, primo corto di Albertini, girato nel 2008, sullo stato di degrado di una scuola sul litorale laziale.

Dopo aver aperto con L’Odio, chiudiamo con la periferia che scotta, ma quella romana di Tor Bella Monaca. La terra dell’abbastanza guarda a una Roma scavata nella quale due ragazzi sfaccendati si ritroveranno per un incidente a intraprendere la carriera criminale al soldo di piccoli boss di quartiere. L’esordio registico folgorante dei gemelli Damiano e Fabio D’Innocenzo lancia Andrea Carpenzano e Matteo Olivetti come protagonisti, mentre ritagliano parti taglienti come lame per gli ottimi Giordano Deplano, Luca Zingaretti e Max Tortora. Disponibile anche in blu-ray, i contenuti speciali propongono allo spettatore da divano sette scene tagliate e alcune interviste, piuttosto brevi a dire il vero: ai fratelli D’Innocenzo (solo tre minuti), a Zingaretti (due minuti) e a Tortora (addirittura un minuto e mezzo).

Giovani, adolescenti, sperduti tra sentimenti contrastanti e le tentazioni criminali della grande città. Tutte visioni interessanti, ma a rischio saturazione e ripetitività. Il cinema italiano racconta le nuove generazioni agli estremi: sparpagliandole nelle periferie difficili o in agiata borghesia. Ma dov’è finita la classe media per il nostro cinema?

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