Non c’è modo migliore per raccogliere like su Facebook che postare foto di gatti. Nei giorni scorsi l’ha fatto anche la Bestia: la famosa pagina Facebook di Matteo Salvini, che a oggi – ma i numeri sono in crescita – piace a oltre 3 milioni 293mila persone. La stessa pagina che, negli stessi giorni, ha innescato il linciaggio mediatico delle studentesse ree di aver esposto un cartello idiota contro il Matteo: minorenni subito raggiunte da un coro di follower di cui alcuni, fra l’altro, favorevoli al loro stupro di gruppo (“come Desirée“). Gattini e linciaggi. Selfie con gli italiani e ruspe per tutti gli altri. Buffetti ai bambini e calunnie per gli oppositori. Ingredienti accuratamente dosati, oltretutto: un gattino ogni dieci linciaggi, più o meno.

Il messaggio è chiaro: il vero leader del governo gialloverde si presenta come un energumeno, ma sotto la sua felpa batte un cuore. Parla come un ultrà, ma è anche un papà. Il punto è che questa strategia comunicativa non serve a una politica, sia pure ambigua: litigare con i Cinquestelle o tornare a un sano centrodestra? Stare in Europa a muso duro o correre in ginocchio da Putin? Il punto è che la comunicazione è tutta la politica di Salvini e del suo governo: non ce ne sono altre. Tutte le volte che devono scegliere fra buonsenso ed esigenze della comunicazione, infatti, scelgono le seconde. Ad esempio: invece di eludere gli impegni europei senza dirlo, come s’è sempre fatto, si vantano di violarli, chiamandosi le sanzioni.

Ora, sinché è bastato fare gli spiritosi con le condanne che arrivavano dall’Europa – ora aspetto solo la letterina di Babbo Natale, Salvini dixit – le cose sono andate relativamente bene. Anche l’aumento dello spread in pochi mesi l’hanno potuto attribuire alla speculazione. Come se alla finanza internazionale gliene fregasse qualcosa, del Governo del popolo. Ora, però, il gioco si fa pesante. Avete presente il flop dell’ultima asta dei Btp, schifati dagli investitori benché Salvini, solo qualche mese fa, avesse detto che se proprio tutto andava male, almeno i risparmiatori italiani avrebbero investito su quelli? Beh, i risparmiatori italiani, anche leghisti, hanno smesso di investire in Btp. E sarebbe strano il contrario: una cosa è mettere dei like su Facebook, un’altra è rischiare i propri soldi.

Ora il prof. Paolo Savona comincia a dire che stiamo sbagliando tutto, e Salvini stesso assicura che ci tiene anche lui, ai risparmi degli italiani. Ma non si tratta solo dei risparmi. Se gli investitori individuali e istituzionali, quelli sui quali Salvini sputa quotidianamente, smettono di acquistare i nostri titoli, lo Stato italiano prima o poi non avrà i soldi per continuare a pagare stipendi e pensioni. Siete già corsi sul web e avete trovato decine di ricette miracolose per risolvere il problema? Se è per questo, anche gli ansiolitici fanno miracoli. Io mi limito a una previsione: la Bestia posterà più gattini, nei prossimi tempi.

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