di Derek

Arriva Halloween una festa esplosa sulla spinta delle serie TV americane e soprattutto delle grandi aziende di marketing che ne hanno fatto un vero e proprio evento commerciale. Chi come me è nato negli anni 70 ha avuto il suo primo incontro con questa tradizione all’inizio degli anni 80 quando è uscito il film E.T. dove i protagonisti portano a spasso per il quartiere il piccolo alieno nascondendolo sotto un lenzuolo.

Negli anni passati, quando le mie figlie ancora piccole mi hanno chiesto di radunarsi con i loro amici, truccarsi e andare per le strade del quartiere a suonare i campanelli, mi sono chiesto, da cattolico, se facevo bene o male ad assecondarle. Cosa rappresenta Halloween?

Il nome – come tutti ormai sappiamo – letteralmente significa “Vigilia di Ognissanti” (All Hallows Eve o Evening) e si associa questa ricorrenza alla festa del capodanno celtico che appunto avveniva nel periodo che coincide con la fine di ottobre. I celti dividevano l’anno in due parti: il Capodanno rappresentava la fine della stagione calda, la fine dei raccolti e l’inizio del periodo buio. Le celebrazioni duravano 12 giorni e in questo tempo di festa e di passaggio tra un periodo e l’altro si entrava “in contatto” con il mondo dei defunti che venivano in qualche modo richiamati alle loro famiglie.

Vista in questo modo effettivamente sembrerebbe alquanto lontana dalla nostra cultura. Ma è davvero così?

Parrebbe proprio di no. Mio padre mi ricorda che quando era piccolo c’era l’usanza di alzarsi molto presto la mattina del giorno dei morti. Si cambiavano tutte le lenzuola, si aprivano le finestre (in alcune zone si lasciavano anche una candela accesa e del cibo) e si andava a celebrare la Messa. Le finestre aperte servivano ai defunti per poter rientrare nelle loro case di un tempo dove un letto appena fatto con biancheria pulita serviva loro per trascorrere un periodo di riposo.

Troviamo quindi nella nostra tradizione qualcosa di molto simile alle credenze più antiche e in un certo senso un mescolamento tra sacro (la Messa del mattino) e profano (i morti che ritornano alle abitazioni).

Ma le zucche, i travestimenti, il bussare a casa? Studiando le tradizioni della nostra terra possiamo trovare traccia anche di tutto questo. Zucche o fave svuotate illuminate con una candela venivano spesso poste nei crocicchi, sia per spaventare le persone sia per spaventare gli spiriti malvagi. Negli stessi giorni in molte delle nostre zone si tenevano questue spesso di bambini per lo più poveri che andavano per le case a chiedere un po’ di cibo che in quel periodo i più fortunati erano disposti a condividere (a volte erano le Parrocchie stesse a organizzare queste raccolte).

Venendo alla festa religiosa Cristiana sappiamo che la Chiesa nel VIII secolo decise di spostare la festa dedicata ai Santi (che secondo gli storici si teneva a Maggio) proprio il 1° novembre sovrapponendola a quella pagana (non è certamente Halloween l’unico caso di una festa cristiana fatta coincidere con un ricorrenza popolare precristiana).

E allora tornando alla mia domanda di padre cattolico… facevo qualcosa di sbagliato ad assecondare le mie figlie? Io credo, anzi spero, di no. So che il dibattito all’interno della Chiesa è abbastanza acceso ma secondo me se è una occasione per i bambini di trovarsi, travestirsi e truccarsi e magari portare un po’ di allegria nelle case che decidono di aprir loro la porta, facendo finta di spaventarsi e dispensare qualche caramella andrebbe addirittura incoraggiata. Con questo spirito forse possiamo accoglierlo, certamente evitando di banalizzare le vere festività della nostra fede, senza pensare a mostri e streghe (anche questi associati ad Halloween sulla scia di film horror di fine anni 70) e riti pagani, semplicemente pensando che i nostri bambini si stanno divertendo, anche sulla scia di alcune vecchie tradizioni locali, senza togliere nulla al nostro credo.

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