Esame a singhiozzo, lavori sospesi, poi il via libera della commissione Affari costituzionali e lo spettro del voto di fiducia che si allunga visto l’alto numero di voti segreti richiesti dal Partito Democratico con il relativo rischio “trappola” per la maggioranza. Il decreto Sicurezza è pronto per arrivare in aula al Senato, dove l’inizio della discussione è prevista lunedì mattina. Se nelle scorse ore era stata avanzata l’ipotesi di mettere la fiducia in Aula e Luigi Di Maio aveva calmato gli animi dicendo che “non ci saranno espulsioni” tra i suoi, in serata è stato il Pd a protestare contro “i continui rinvii“. I senatori democratici e gli esponenti di Leu hanno abbandonato la commissione in segno di protesta: sotto accusa il fatto che il testo sia bloccato a lungo per la mancanza di conferme sulle coperture.

Pd e Leu lasciano lavori, Fi si astiene – “Il Parlamento è ostaggio dei fallimenti della maggioranza Lega-M5s”, hanno dichiarato i dem in una nota. “La commissione Bilancio del Senato non riesce ad esprimere i pareri sugli emendamenti della maggioranza e del relatore perché mancano i pronunciamenti del governo. Così il leghista Calderoli propone la forzatura pazzesca di andare avanti e votare lo stesso gli emendamenti”. Le opposizioni di centrosinistra hanno protestato abbandonando la seduta, mentre Forza Italia si è astenuta.

Carroccio compatti, nel M5s 4 contrari – Il Carroccio è compatto nel difendere il provvedimento, i 5 stelle devono fare i conti con quattro senatori contrari (Matteo Mantero, Elena Fattori, Gregorio De Falco e Paola Nugnes): i grillini hanno già annunciato che non sosterranno il provvedimento, salvo cambiamenti. Ma i malumori rischiano di essere più diffusi se si dovesse arrivare al muro contro muro. Inizialmente prevista per il pomeriggio, è stata rinviata l’assemblea congiunta dei parlamentari M5s per un confronto. “Credo che il dissenso rientrerà”, ha detto il sottosegretario Vito Crimi, intercettato alla Camera. “Mettere a rischio obiettivi grandi per aspetti di un testo che non si condividono oggi è inopportuno, per usare un eufemismo. Ho sempre detto che bisogna volare alto, guardare all’orizzonte”.

Salvini: “Fiducia? Vediamo” – Intanto il vicepremier Matteo Salvini, che al decreto tiene moltissimo, non ha escluso che sarà posta la fiducia in Aula: “Vediamo”, però “sono fiducioso” che il provvedimento passerà senza intoppi. “La settimana prossima arriva in Parlamento: se si riesce a farlo con una discussione aperta e civile e con tempi normali, bene. Altrimenti, se questi presentano centinaia di emendamenti e vogliono tenerci lì per settimane senza arrivare da nessuna parte, allora noi ne prendiamo atto”. Linea simile a quella di Carlo Sibilia, sottosegretario M5s: “Dipenderà dalla discussione in commissione”. E l’ipotesi fiducia prende sempre più corpo, visto che il Pd è pronto a presentare 70 richieste di voto segreto in Aula: il governo rischia di inciampare, viste le resistenze di alcuni dissidenti Cinque Stelle e quindi il “vediamo” di Salvini potrebbe sostanziarsi.

Le parole di Meloni – Anche se, una volta al Senato, il sostegno al provvedimento potrebbe arrivare anche da altri fronti e non solo dalla maggioranza. Quindi Fratelli d’Italia. “Siamo stati fin dall’inizio pronti a farlo”, ha detto la presidente Giorgia Meloni salvo lamentare di alcuni emendamenti presentati da Fdi. Fra gli inammissibili, Meloni ha citato l’introduzione del reato di integralismo islamico, lo sgombero di tutti i campi rom entro il 2019, oppure quello sulla castrazione chimica per pedofili e stupratori recidivi. “Salvini ha sempre detto di essere d’accordo, ma perché allora la maggioranza ha dichiarato inammissibile questo emendamento?”.

Le modifiche approvate – Tra le modifiche approvate c’è invece un emendamento del relatore Borghesi che riguarda la domanda reiterata, ovverola domanda di protezione internazionale che, attualmente, può essere presentata in un qualsiasi Stato membro dopo il rigetto di un un’altra domanda precedente. Nella nuova domanda si devono allegare però nuovi elementi che possono consistere in nuovi fatti di persecuzione o costitutivi del diritto alla protezione. La proposta di modifica al provvedimento prevede di considerare domanda reiterata anche quella che viene presentata non dopo un rigetto a seguito del suo esame, ma dopo che il richiedete abbia rinunciato alla domanda o l’abbia ritirata. Approvato anche l’emendamento sui Paesi sicuri, ovvero per velocizzare le procedure di accettazione o rigetto delle richieste di asilo, uno Stato non appartenente all’Unione Europea può essere considerato “Paese di origine sicuro” se si può dimostrare che al suo interno non si fa ricorso a tortura o persecuzione “o altre forme di trattamento inumano o degradante”.

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