È stato approvato dal consiglio comunale di Torino l’ordine del giorno “No Tav” della maggioranza penstastellata, mentre fuori dal Municipio si sono riuniti due presidi contrapposti, quello delle associazioni d’impresa contrari all’odg del M5s e quello dei NoTav. E dentro l’aula non sono mancati momenti di tensione con i consiglieri del centrosinistra che hanno esposto cartelli e protestato, venendo espulsi. A favore hanno votato in 23, due invece i contrari.

L’ordine del giorno della maggioranza è stato approvato in assenza della sindaca Chiara Appendino, impegnata a Dubai, e prevede di “rendere pubblici e verificabili i criteri, le procedure e le modalità di attuazione di una rigorosa analisi costi-benefici” sulla Torino-Lione, nonché di “sospendere qualunque operazione indirizzata all’avanzamento dell’opera finché non sia terminata” l’analisi costi-benefici, “ridiscutere gli accordi con lo Stato francese” e “revocare la nomina all’attuale direttore generale di Telt (Mario Virano, ndr)”. 

Una partita che interessa anche il governo. Così mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, inaugurando una tangenziale in Lombardia, dice che “tutta l’Italia deve avere il coraggio di fare tutte le opere che servono a rendere il Paese più moderno”, Luigi Di Maio esulta per l’approvazione dopo aver sottolineato in mattinata che “la rinegoziazione del progetto Tav è dentro al contratto di Governo, lo abbiamo firmato e lo abbiamo fatto votare ai nostri iscritti”.  Giorgetti, intanto, sottolineava che “da parte nostra non c’è nessun problema” sulla grandi opere. “Vediamo che c’è qualche frizione all’interno degli alleati, frizioni legate alle grandi opere – ha sottolineato – Risolveranno al loro interno. Si sa che quando si fanno grandi opere, qualcuno contro c’è sempre. Mi sembra tutto nella norma”.

Per il rappresentante della Lega in consiglio comunale, Fabrizio Ricca, l’atto è “una fuga in avanti del M5S” ed “esclusivamente ideologico” che “non ci saremmo aspettati a fronte del contratto di Governo”. La Lega, ha ribadito, “è sempre stata e continua ad essere a favore dell’opera perché il Piemonte non può permettersi di restare isolato commercialmente”. “Non credo che il Governo nazionale abbia tempo per queste sceneggiate ma debba andare avanti per cambiare il Paese. Lasciamo lavorare il Governo e non immischiamoci in cose che non ci competono”, ha concluso.

Nel documento, i Cinque Stelle invitano, poi, sindaca è giunta a valutare in alternativa alla Tav “la promozione dell’utilizzo dell’intesa linea esistente tra Torino e Modane“, a “sospendere qualsiasi spesa prevista dalla delibera Cipe del 7 agosto 2017′ e a “destinare i fondi attualmente previsti dal governo per la Torino-Lione, sia per la parte internazionale, sia per quella italiana, per la mobilità collettiva e sostenibile nel territorio della Città metropolitana di Torino e della Regione Piemonte“.

di Simone Bauducco

E nei vari punti si chiede anche di impegnarsi per “abolire il ruolo di Commissario straordinario del Governo per la Torino-Lione (attualmente ricoperto da Paolo Foietta, ndr)” e si sottolinea inoltre che “non esiste alcun accordo internazionale sottoscritto dall’Italia nei confronti della Francia o dell’Europa che preveda l’esborso di penali in caso di ritiro unilaterale italiano”, ricordando anche che la Città di Torino, il 5 dicembre 2016, ha formalizzato la contrarietà alla realizzazione dell’opera con l’uscita dei suoi rappresentanti dalll’Osservatorio tecnico “ritenendo incompatibile la partecipazione dato che lo stesso non ha il compito di discutere e valutare l’opera in quanto tale ma solo di considerarne le modalità di realizzazione”.

Durante la discussione, sono stati espulsi dall’aula tutti i consiglieri di centrosinistra per le proteste. “Torino dice Si alla Tav, #Torino dicebasta”, hanno scritto su alcuni cartelli spingendo il presidente del consiglio comunale a sospendere per qualche minuto la seduta e a convocare la conferenza dei capigruppo. Dopo è stata decisa la loro espulsione, compresa quella di Piero Fassino. “È la prima volta – ha commentato – che vengo espulso, capita anche questo”. 

Prima che iniziassero i lavori, a Palazzo Civico, i consiglieri del M5s hanno incontrato anche le associazioni di impresa contrarie all’ordine del giorno. Hanno partecipato Api, Unione Industriale, Amma, Ascom, Confesercenti, Confartigianato, Cna, Ance, Aniem e Confapi che hanno promosso anche un presidio a sostegno della Torino-Lione. “I sindacati e le forze economiche avrebbero voluto un rinvio della discussione dell’odg ma la richiesta – fanno sapere – non è stata neppure presa in considerazione: “Non hanno avuto la capacità di ascoltare, di fronte a barriere ideologiche è difficile argomentare. Abbiamo dato un grande segno compattezza imprese e sindacati insieme”, afferma il presidente dell’Unione Industriale Dario Gallina.

All’esterno del Municipio sono arrivati però anche i NoTav. Ed è così iniziata anche qualche tensione a colpi di slogan. Un gruppo sventola bandiere NoTav intonando: “La Valsusa non si abusa”. “Se il governo decide di sì al Tav continuiamo sulla nostra strada: sono 29 anni che ci battiamo contro il Tav. Non sono neanche deluso, un conto è essere all’opposizione, altro conto essere al governo. Sono naif e sono seduti in posti più importanti di loro. Non è facile, bisognerebbe parlare meno e studiare di più, come Conte che perlomeno non sproloquia”, dice Alberto Perino, storico leader del movimento NoTav.

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