L’Associazione musulmana si era aggiudicata la chiesa all’asta, riuscendo a bypassare la ‘legge anti-moschee’ voluta dalla giunta Maroni nel 2015 perché il luogo era già destinato al culto. Ma la Regione Lombardia non ci sta e si riprende l’edificio all’interno degli ex ospedali riuniti di Bergamo per evitare che diventi un luogo di culto islamico. L’asta era stata bandita tramite una controllata della stessa Regione, Infrastrutture lombarde. La svolta è arrivata nel pomeriggio del 26 ottobre e l’ha annunciata il governatore della Lombardia, Attilio Fontana. “Il simbolo della cristianità della cappella della Chiesa Casa Frati di Bergamo sarà salvaguardato – ha detto Fontana – perché Regione Lombardia farà valere il diritto di prelazione“.

“La Chiesa dei Frati – ha spiegato Fontana – è vincolata dal Ministero dei Beni culturali e la sua vendita può essere effettuata solo con le modalità disposte dal decreto legislativo numero 42 del 22 gennaio 2004 in materia di Beni artistici, il quale prevede che la compravendita del bene possa avvenire solo se lo Stato, la Regione o il Comune non eserciti il diritto di prelazione dell’acquisto. Diritto di cui la Regione ha intenzione di avvalersi”. Sulla vicenda, prima della svolta impressa dal governatore, era intervenuto anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che aveva detto di aver parlato con Fontana, ricevendo rassicurazioni sul buon esito della vicenda.

Di “clamoroso autogol” aveva invece parlato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori: “È Regione Lombardia, la Regione guidata dalla Lega, ad aver messo all’asta la chiesa degli ex Ospedali Riuniti attraverso la sua Azienda Ospedaliera“, aveva sottolineato Gori, ricordando che la cappella era stata messa all’asta “come un immobile qualsiasi. Il Comune di Bergamo nulla c’entra e nulla sapeva, di quest’asta. È la Regione leghista ad avere del tutto trascurato, anzi calpestato, il valore spirituale, simbolico, affettivo, di quel luogo”.

Le buste dell’asta erano state aperte il 25 ottobre e l’Associazione musulmani – che attualmente si riunisce a Bergamo in una sala nella zona di Boccaleone – si era aggiudicata il bando di vendita presentando un’offerta di circa 450mila euro, con un rialzo dell’8% rispetto alla base, che era di 418.700 euro. Nel giugno del 2015 era stato trovato un accordo per l’utilizzo della chiesa da parte della comunità romena ortodossa che per tre anni l’ha utilizzata per le proprie funzioni religiose e che aveva preso parte all’asta, venendo però battuta dai musulmani.

“Ho già contattato telefonicamente padre Gheorghe Valescu, responsabile della comunità ortodossa romena a Bergamo – ha rivelato Fontana – per rassicurarlo e illustrargli le azioni che la Regione metterà in atto per consentire alla comunità di non perdere il loro luogo di culto”.

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