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Stadio della Roma, revocati domiciliari a Luca Parnasi: per lui l’obbligo di firma

L'imprenditore, e ormai ex amministratore della società Eurnova, è il principale indagato nell'ambito dell'inchiesta sui presunti reati compiuti nel corso dell'iter di approvazione degli atti per il futuro impianto della società giallorossa
Stadio della Roma, revocati domiciliari a Luca Parnasi: per lui l’obbligo di firma
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Luca Parnasi non è più agli arresti domiciliari. Ma non potrà lasciare la Capitale, con obbligo di firma tre volte alla settimana. L’imprenditore ed ormai ex amministratore della società Eurnova è il principale indagato nell’ambito dell’inchiesta sui presunti reati compiuti nel corso dell’iter di approvazione degli atti per il futuro stadio dell’As Roma.

Arrestato (e finito in carcere) lo scorso 13 giugno, gli inquirenti ipotizzano per il costruttore l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Il gip Paola Tomaselli ha accolto l’istanza dei difensori di Parnasi, Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini, disponendo l’obbligo di dimora e di firma.

Restano per il momento ai domiciliari i quattro collaboratori di Parnasi e l’altro indagato chiave, l’avvocato Luca Lanzalone, referente “di fatto” del Campidoglio nelle riunioni per lo stadio, uomo di fiducia del M5S che – secondo l’accusa – otteneva utilità proprio da Parati mentre indirizzata il nuovo progetto per conto del comune.

Il gip ha ritenuto che non sussistessero più le motivazioni che hanno condotto alla custodia cautelare, ovvero reiterazione del reato e inquinamento delle prove, in quanto Parnasi da diverse settimane non fa più parte dei vertici di Eurnova, né hanno preso il suo posto persone a lui riconducibili. Il costruttore ha collaborato sin da subito con i pm, partecipando a diversi interrogatori che potrebbero risultare decisivi per un’eventuale secondo filone d’inchiesta di cui si paventa da giorni presso la Procura di Roma.

Partendo dal cosiddetto “sistema stadio”, infatti, gli inquirenti stanno approfondendo i rapporti che l’imprenditore aveva intessuto con la politica, fra cui i finanziamenti della sua Pentapigna Immobiliare alla Lega, circa 250mila euro elargiti alla Fondazione “Più Voci” presieduta dal deputato Giulio Centemero e, soprattutto, la presunta consulenza “fittizia” di 100mila euro destinata alla fondazione Eyu, legata al Pd renziano e presieduta dal tesoriere Dem, Francesco Bonifazi, operazione che avrebbe dovuto ammontare complessivamente ad altrettanti 250mila euro. Così, come sono da valutare i rapporti fra Luca Lanzalone e figure politiche di primo piano del M5s: l’ex presidente di Acea – che ricopre tuttora il ruolo di consigliere d’amministrazione nella partecipata idroelettrica del Comune di Roma – era stato consigliato a Virginia Raggi dagli attuali ministri Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. E secondo alcuni retroscena gli sarebbero stati offerti ruoli di governo che avrebbe puntualmente rifiutato.

Mentre l’inchiesta rischia di salire di livello rispetto alle questioni prettamente capitoline – fra gli indagati ci sono attualmente i consiglieri regionali Adriano Palozzi (Forza Italia) e Michele Civita (Pd) e i consiglieri comunali Paolo Ferrara (M5S) e Davide Bordoni (Forza Italia) – in Campidoglio l’iter per la realizzazione dello stadio è ancora fermo. Allo stato dei fatti – valutazioni politiche a parte – non sono emersi elementi invalidanti, ma l’impasse è piuttosto evidente. Si attendono da una parte i tanto temuti sviluppi dell’inchiesta e dall’altra il parere del Politecnico di Torino, chiamato da Virginia Raggi a dire la sua sugli studi del traffico forniti in sede di istruttoria dalla Eurnova e da Roma Servizi per la Mobilità.

Leggendo il contratto stipulato fra il campidoglio e l’Ateneo piemontese, si evince all’articolo 9 una clausola di “riservatezza” che impone di “restituire o distruggere immediatamente qualsiasi atto, documento, elenco, nota, disegno, schema, lettera ed ogni altro materiale, comprese le loro eventuali copie o riproduzioni”, lasciando all’amministrazione capitolina la facoltà esclusiva di divulgarne l’esito. Una misura oltremodo stringente in un frangente in cui, secondo molti, i fatti contestati dagli inquirenti imporrebbero massima trasparenza nei confronti dell’opinione pubblica. L’eventuale esito positivo riaccenderebbe l’iter che porterebbero all’approvazione della variante urbanistica, atto a sua volta decisivo per permettere al presidente dell’As Roma, James Pallotta, di trovare un acquirente per i terreni disposto a subentrare a Eurnova (si starebbe sondando la disponibilità di alcuni fondi americani e di uno italiano legato alla famiglia Agnelli).

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