A un passo dai 12 palazzi evacuati il giorno del crollo del Ponte Morandi, dove vivevano le 255 famiglie degli sfollati che stanno dividendosi in queste settimane tra appartamenti messi a disposizione dal Comune e contributo per l’autonoma sistemazione, continuano a vivere gli abitanti di quella che ora viene chiamata “Zona Arancione”, anche se formalmente non esiste come tale. “Il nostro palazzo ha il portone al limite della zona rossa – ci mostra Gianni Viviano, residente in via Porro – come potete vedere tutti gli appartamenti della scala C del condominio sono oltre il limite di sicurezza”.
Un’anomalia che porta i residenti a chiedere tutele e garanzie per la propria sicurezza: “Ero al corrente della situazione, ma non siamo ancora riusciti a sbloccarla” spiega l’assessore Pietro Piciocchi, invitato a un’assemblea pubblica dai residenti della via. I residenti della Zona Arancione incalzano il rappresentante del Comune, presente anche a nome del sindaco e commissario straordinario Marco Bucci. “Vogliamo garanzie sul nostro futuro, non abbiamo ricevuto alcun indennizzo né ne sono previsti, eppure viviamo in quella che sembra una zona di guerra, con il trauma di quello che abbiamo vissuto fissato nella mente, con una prospettiva di almeno due anni di lavori, polveri e militarizzazione dell’area di demolizione e ricostruzione del ponte”. Per l’assessore al bilancio del Comune non ci sono dubbi: “Le vostre richieste sono già state fatte proprie da Comune e Regione, abbiamo scritto al Governo di inserire nel decreto un indennizzo anche per voi che avete visto crollare la valutazione delle vostre case e vi trovate a convivere con una situazione di notevole disagio, vi chiedo però di resistere nella speranza di ottenere quello che abbiamo chiesto e vedere riqualificato il quartiere una volta che i lavori per la ricostruzione saranno terminati”
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