Salvini: “Ddl Anticorruzione? Giusto ma va cambiato. Non possiamo mettere italiani alla mercé del primo giudice che passa”
“Qualcuno non si rassegna al fatto che Salvini sia al governo”. Questo qualcuno sono i giudici, che fanno “processi politici” alla Lega e non possono “intercettare o pedinare o indagare” 60 milioni di italiani. Motivo per il quale il decreto anticorruzione varato giovedì dal Consiglio dei ministri, pur essendo “un segnale importante“, va rivisto. Parla così Matteo Salvini, ministro dell’Interno e vicepremier del governo M5s-Lega.
A poche ore dalla decisione del tribunale del Riesame di Genova che ha confermato il sequestro dei 49 milioni della Lega, accumulati grazie a una truffa allo Stato, Salvini si definisce “tranquillo” e “incazzato”. E ha individuato l’obiettivo contro il quale rivolgere i suoi strali. “E’ chiaro che cercano di metterci i bastoni tra le ruote”, dice a La Stampa. Qualcuno cioè i giudici?, domanda l’intervistatore. “Evidentemente. Quello che sta subendo la Lega è un processo politico senza precedenti. Anzi sì, uno c’è: è successo qualcosa del genere in Turchia, quando a un partito fu sequestrato tutto il suo patrimonio prima ancora della condanna e poi la stessa magistratura fu costretta a restituirglielo”.
Un contegno, quello dei magistrati, che il capo del Viminale giudica scorretto al punto da tirare in ballo i presidente della Repubblica: “Ricordo che c’è un garante della Costituzione che deve far rispettare i diritti politici di 60 milioni di italiani“, afferma Salvini. Che poi, quando il giornalista gli domanda se non si tratti di un appello a Sergio Mattarella, ridimensiona: “Non chiedo niente a nessuno. Mi piacerebbe soltanto che la magistratura di Genova, invece di correre dietro a soldi che non ci sono e a conti correnti italiani o esteri che pure non esistono, lavorasse più rapidamente per esempio sulla strage del Ponte Morandi”.
Neanche il decreto anticorruzione varato dal Cdm e presentato dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede soddisfa Salvini. “Io credo che questo decreto sia un segnale importante, ma che il Parlamento gli apporterà qualche modifica – spiega il vice primo ministro – giustissimo stroncare corrotti e corruttori, assenteisti e truffatori, però in Italia non ci possono essere 60 milioni di indagati. Non possiamo mettere tutti alla mercé del primo giudice che inizia a intercettare o pedinare o indagare chiunque gli capiti a tiro“.
“Alcuni passaggi del pacchetto – ribadisce il ministro in un colloquio con il Corriere della Sera – mettono sotto inchiesta sessanta milioni di italiani. Perché quando sulla base di un sospetto e senza prova dai la possibilità di intercettare, pedinare, ordinare questo e quest’altro, la preoccupazione è legittima”.