La premessa è d’obbligo e i giudici la mettono nero su bianco a pagina 2. Il tribunale del Riesame di Genova “aveva il dovere di adeguarsi al principio stabilito dalla Cassazione” e cioè che i soldi della Lega, quasi 49 milioni di euro accumulati grazie a una truffa allo Stato, andavano sequestrati ovunque. E così è stato: il collegio, presieduto da Roberto Cascini anche estensore del provvedimento, ha accolto il ricorso della procura sul tesoretto di cui non si sa più nulla ed è quindi confermato il provvedimento deciso dopo la condanna in primo grado di Umberto Bossi, dell’ex tesoriere Francesco Belsito e di tre ex revisori dei conti per rimborsi elettorali non dovuti dal 2008 al 2010. Per i giudici di primo grado (la sentenza di appello è attesa nei prossimi giorni) alla Camera e al Senato, furono presentati rendiconti falsi basati su “macroscopiche e numerosissime irregolarità contabili“. E grazie a quei documenti il partito che fu guidato da Bossi, che firmava i bilanci, ed è oggi guidato da Matteo Salvini che lo ha ricandidato e a Pontida 2018 lo ha pubblicamente ringraziato, ottenne in totale quasi 76 milioni di euro per gli esercizi del 2008, del 2009 e del 2010. Ed è per questo che il Riesame, nel motivare la conferma di quel provvedimento su cui si scatenata una cascata di ricorsi negli ultimi mese, può scrivere nelle motivazioni odierne che “il partito ha direttamente percepito le somme qualificate in sentenza come profitto del reato in quanto oggettivamente confluite sui conti correnti e non può ora invocarsi l’estraneità del soggetto politico rispetto alla percezione delle somme confluite sui suoi conti e delle quali ha direttamente tratto un concreto e consistente vantaggio patrimoniale”.

“Il partito non può invocare l’estraneità. Non esiste imminutà”
“Siccome la Lega Nord ha direttamente percepito le somme qualificate in sentenza come profitto del reato in quanto oggettivamente confluite sui conti correnti -motivano i magistrati – non può ora invocarsi l’estraneità del soggetto politico rispetto alla percezione delle somme confluite sui suoi conti e delle quali ha direttamente tratto un concreto e consistente vantaggio patrimoniale”. Ma non solo per i giudici “deve rammentarsi che non solo non esiste alcuna norma che stabilisca ipotesi di immunità per i reati commessi dai dirigenti dei partiti politici, ma anzi esiste una precisa disposizione di legge che impone la confisca addirittura come obbligatoria nel caso in esame” ovvero per la truffa aggravara “senza quindi consentire al giudice della cautela alcuno spazione di disapplicazione della norma stessa per i dirigenti pro tempore di un partito politico che commettano reati rispetto alle posizioni di ogni altro imputato“. La legge è uguale per tutti.

Sequestro “atto obbligatorio” e deve ristabilire “equilibrio”
Sequestrare i soldi quindi non è un atto arbitrario, si tratta di “un atto obbligatorio e non discrezionale” anche perché “ha il fine di ristabilire l’equilibrio economico alterato dalla condotta illecita per cui non è subordinato alla verifica che le somme provengano dal delitto in quanto il denaro deve solo equivalere all’importo che corrisponde al profitto del reato, non sussistendo alcun vincolo pertinenziale tra il reato e il bene da confiscare“. Nelle motivazioni si legge che i sequestri possono avvenire sulle somme che “periodicamente confluiscono sui conti” riconducibili al partito. “L’unico limite previsto dalla legge per l’apprensione delle somme indicate nel decreto di sequestro preventivo è costituito dall’importo dell’arricchimento indebito fino a concorrenza del profitto del reato indicato nella sentenza di condanna, definito nella sentenza di rinvio come disponibilità monetarie in capo alla percepente Lega Nord che si sono accresciute del profitto del reato, importo fino al raggiungimento del quale il sequestro conserva tutti i suoi effetti anche mediante successive apprensioni delle somme che periodicamente confluiscano sui conti ad essa riferibili”. I soldi vanno sequestrati finchénon si raggiunge la somma stabilita in sentenza dai giudici di primo grado.  

Sbagliato invocare sentenza Cedu su Punta Perotti
I giudici hano respinto al mittente le motivazioni della difesa che per esempio aveva depositato la sentenza della Cedu sull’ecomostro di Punta Perotti che condannò l’Italia per aver proceduto alla confisca dei terreni dove venne edificato il complesso senza una precedente condanna dei responsabili. I magistrari ricordano che il verdetto della Grande Chambre di Strasburgo, “che per sua prassi si pronuncia solo sul caso concreto senza stabilire principi di diritto validi in astratto, attiene a fattispecie completamente diversa… da quella oggetto del prosente procedimento… in quanto la prima ha carattere sanzionatorio equiparabile all’irrogazione di una pena mentre quella in esame ha carattere restitutorio di un indebito arricchimento“. I legali del Carroccio avevano sollevato anche una questione di illegittimità costituzionale normativa in materia di confisca, ma i giudici ricordano ancora che “la confisca obbligatoria è finalizzatat al fine certamente legittimo e conforme ai proincipi dell’ordinamento giuridico interno e sovranazionale di assicurare allo Stato il profitto del reto ricercandolo ‘ovunque e presso chiunque’ sia confluito, rammentandosi sul punto che le parti civili del presente procedimento sono gli stessi organi costituzionali dello Stato (Camera e Senato), con conseguente esclusione di ogni possibile travalicamento del provvedimento ablatorio dai fini istituzionali di recupero a giustizia delle somme illegittimamente percepite dai dirigenti pro tempore del partito politico e come tali giudicate con sentenza di condanna all’esito di un regolare giudizio di merito”.

Salvini: “Sono tranquillo, è una vicenda del passato”
Al momento i fondi sequestrati ammontano a circa 3 milioni e attualmente nelle casse del partito ci sono poco più di 5 milioni. “È una vicenda del passato e sono tranquillo”, è stato il primo commento del ministro dell’Interno e leader del Carroccio Matteo Salvini, “gli avvocati faranno le loro scelte: se vogliono toglierci tutto facciano pure, gli italiani sono con noi. Spero che la Procura di Genova si impegni sulla tragedia del Ponte Morandi. Io sono tranquillo, continuo a lavorare, i processi e le storie del passato che riguardano fatti di otto o dieci anni fa non mi appassionano”. Resta da vedere quale sarà l’impatto della sentenza sulla tenuta del governo. “Ne prendo atto ma non commento”, ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, “da avvocato lo avrei fatto. E prendo atto che ora per un partito politico sarà difficile svolgere attività politica”. Se avrà ripercussioni sull’esecutivo? “Credo di no”. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio della Lega Giancarlo Giorgetti, intervistato solo venerdì scorso alla Festa del Fatto da Peter Gomez, aveva dichiarato: “Se il tribunale conferma il sequestro, il giorno dopo il partito muore”.

Ricorso nuovamente impugnabile in Cassazione
I difensori della Lega potrebbero ora impugnare la decisione e ricorrere ancora in Cassazione. Era stata proprio la Cassazione ad aprile scorso a rinviare al Riesame il caso dopo aver accolto la richiesta della Procura di poter sequestrare fondi del Carroccio, oltre a quelli già trovati. I difensori del Carroccio avevano presentato una consulenza “per dimostrare che i soldi che la Lega ha in cassa ora sono contributi di eletti, donazioni di elettori e del 2 per mille della dichiarazione dei redditi. Sono somme non solo lecite ma che hanno anche un fine costituzionale: consentono al partito di perseguire le finalità democratiche del Paese. Dire che sono profitto del reato è un non senso giuridico“. Il procuratore Francesco Cozzi aveva annunciato che nel caso in cui il Riesame avesse accolto la decisione della Cassazione avrebbe chiesto l’immediato sequestro dei fondi. La Procura ora infatti dovrà rivolgersi al tribunale per avere il provvedimento con il quale procedere. I soldi verranno poi “congelati” nel Fug, il fondo unico della giustizia, in attesa che la sentenza di condanna di Umberto Bossi e Francesco Belsito diventi definitiva.
Solidarietà da Forza Italia, Pd: “Restituiscano i soldi”
Da Forza Italia sono arrivate le prime voci di solidarietà verso l’ex alleato della Lega: “Solidarietà agli amici ed alleati del Carroccio”, ha scritto la capogruppo azzurra alla Camera Maria Stella Gelmini su Twitter tra l’altro definendo i leghisti ancora “alleati”. “Trovo ingiusto che un movimento politico paghi un conto così salato a causa di comportamenti personali di ex dirigenti. Una comunità non può rispondere di colpe dei singoli. Non si può sequestrare un partito“. Stessa linea seguita dall’ex ministro Maurizio Lupi ora in Noi con l’Italia: “Non s’è mai visto un tribunale che cancella di fatto un partito politico. Tutta la mia solidarietà alla Lega e a Matteo Salvini. Quello che sta succedendo in Italia è un vulnus alla vita democratica. Anche i più acerrimi nemici della Lega dovrebbero insorgere contro questa palese ingiustizia, anche se sancita da un tribunale”.

Renzi: “Tutti ziti, chissà perché. Lega Ladrona”
Ad attaccare la Lega è invece il Partito democratico: “Parla bene e razzola molto male”, ha scritto su Twitter il capogruppo al Senato Andrea Marcucci. “Ora non ha più giustificazioni. La Lega restituisca allo Stato 49 milioni”. Il senatore Dario Parrini si è rivolto direttamente ai 5 stelle: “Il Tribunale del Riesame ha detto che la Lega deve ridare i 49 milioni sottratti illecitamente agli italiani. E deve farlo SUBITO, ovunque siano. Basta spacconate e intimidazioni ai magistrati. In Italia la legge vale anche per Salvini. Di Maio che ne pensa?”. Così come Roberto Speranza, deputato di Liberi e uguali: “Le sentenze per me non si commentano ma si rispettano sempre”, ha dichiarato a Radio Uno. “Nessuno può sentirsi al di sopra della legge per le funzioni che ricopre o il consenso che ha”.

Matteo Renzi su Facebook scrive: “Tutti zitti, chissà perché. Sono 49 milioni di euro rubati agli italiani dalla Lega Ladrona. E vanno recuperati. Chi tace è complice. Una sentenza dice – scrive nel post l’ex premier – che la Lega ha rubato soldi. E che deve restituire 49 milioni. Salvini replica che non lo farà perché i sondaggi premiano la Lega e dunque gli italiani sono con lui. È impressionante: per il ministro dell’Interno contano i sondaggi e non le sentenze. Non solo: Salvini si permette di minacciare velatamente i giudici di Genova. Si occupino del ponte, dice, non della Lega. Tacciono i costituzionalisti che parlavano di deriva autoritaria, tacciono i cantori dell’onestà grillina, tacciono gli editorialisti che si scandalizzavano quando al Governo c’eravamo noi”.

Twitter:@trinchella

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