Non sono stati convalidati i fermi dei tre giovani arrestati nei giorni scorsi perché accusati di aver violentato due turiste minorenni a Menaggio. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Como, Carlo Cecchetti, ha disposto la scarcerazione dei tre – un italiano e due stranieri con documenti regolari – al termine dell’udienza di convalida. I tre restano indagati per violenza sessuale di gruppo, ma hanno già lasciato il carcere. Il 30 agosto la procura di Como, guidata da Nicola Piacente, aveva disposto quattro fermi, uno dei quali mai eseguito per la fuga del sospettato di origini moldave.

Il gip non ha ravvisato a carico degli indagati la sussistenza di gravi elementi di responsabilità né il pericolo di fuga, per cui ha disposto la scarcerazione del barman di 22 anni di Chiesa Valmalenco (Sondrio), dell’albanese di 19 anni e dell’etiope di 22. Il provvedimento ha evidenziato che l’unica fonte di prova a carico degli indagati è costituita dalle dichiarazioni delle persone offese e che le dichiarazioni non sono tra loro convergenti. Allo stesso tempo ha evidenziato che gli indagati, in sede di interrogatorio, hanno invece compiutamente ricostruito i fatti con versioni complessivamente convergenti e, astrattamente, plausibili.

Le due turiste 17enni avevano denunciato ai carabinieri di essere state “agganciate” dai quattro giovani nella notte tra l’8 e 9 agosto e di essere state portate invece che nel loro alloggio, nella spiaggia del lido di Menaggio, in quel momento deserta. Una delle due ha denunciato di essere stata violentata dall’italiano e dall’albanese, l’altra di avere subito molestie da parte del moldavo. Marginale sarebbe invece il ruolo del quarto indagato, il giovane etiope, che avrebbe soltanto guidato l’auto. Gli indagati da parte loro hanno sempre negato ogni addebito, sostenendo che gli unici atti sessuali non consenzienti sarebbero stati compiuti dal giovane moldavo, sparito dall’Italia pochi giorni più tardi.

I magistrati, spiega in una nota la procura in una nota, “si riservano di effettuare ulteriori approfondimenti investigativi, evitando allo stesso tempo di fornire ulteriori particolari inerenti un episodio che si ritiene abbia certamente colpito persone accusate e vittime e la relativa indagine, pienamente rispettando la decisione assunta dal giudice per le indagini preliminari”, precisando che la sua pronuncia non è “equiparabile ad un’assoluzione, attesa la fase interlocutoria in cui è intervenuta”.

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