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Migranti, rimosso il viceprefetto vicario di Padova: è indagato per la gestione delle strutture di accoglienza

Secondo l'ipotesi formulata dal pubblico ministero Federica Baccaglini, Pasquale Aversa avrebbe consentito che notizie riservate fossero comunicate ai responsabili della cooperativa sociale Ecofficina. Si tratta della cooperativa che un tempo aveva come denominazione Edeco e che ha gestito per anni buona parte dell'accoglienza dei migranti in provincia
Migranti, rimosso il viceprefetto vicario di Padova: è indagato per la gestione delle strutture di accoglienza
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Il viceprefetto vicario di Padova, indagato per una serie di irregolarità legate alla gestione delle strutture di accoglienza dei migranti e sospettato di aver fornito informazioni riservate a una cooperativa, è stato rimosso dall’incarico. Pasquale Aversa, secondo quanto comunicato dal Ministero dell’Interno, ha lasciato il suo ufficio ed è stato destinato ad un’altra collocazione.

Secondo l’ipotesi formulata dal pubblico ministero Federica Baccaglini, Aversa avrebbe consentito che notizie riservate fossero comunicate ai responsabili della cooperativa sociale Ecofficina. Si tratta della cooperativa che un tempo aveva come denominazione Edeco e che ha gestito per anni buona parte dell’accoglienza dei migranti in provincia di Padova. Le ipotesi di reato sono quelle di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. L’inchiesta riguardante la cooperativa riguardava già i reati di truffa, frode e corruzione ed è ora giunta alla fase finale, con il deposito degli atti che prelude alle richieste al gip del pm. Tra gli indagati anche un’altra funzionaria della Prefettura di Padova, Tiziana Quintario, che era incaricata della gestione dei migranti e della predisposizione di bandi e contratti.

Per due anni il sosituto Baccaglini ha lavorato in gran segreto. L’atto finale delle indagini ha costituito un vero colpo. Oltre ad Aversa e Quintario, sono indagati il presidente della cooperativa Gaetano Battocchio, la vice presidente Sara Felpati, il gestore Simone Borile, il consulente del lavoro Marco Zangrossi e Simone Costa, dipendente dell’ex Ecofficina. Sono tutti difesi dall’avvocato Alessandro Gotti.

I sospetti più gravi riguardano la funzionaria Quintario e i responsabili della cooperativa. Ad Aversa viene contestato di aver favorito questi ultimi, che si occupavano della gestione dell’accoglienza nel centro di Bagnoli. Un esempio? Nel luglio 2016 avrebbe chiesto al viceprefetto Alessandro Sallusto di informare Simone Borile di una imminente ispezione dell’Ulss a Bagnoli. A fine settembre sempre Borile era stato informato che il sindaco di Bagnoli, Roberto Milan, aveva chiesto all’Usl di effettuare un controllo al centro di accoglienza profughi. Il Pm Baccaglini sostiene che la verifica delle condizioni della struttura di accoglienza venne rinviata grazie all’intervento delle autorità della prefettura. Inoltre c’è la contestazione di aver falsificato il numero dei migranti che erano presenti nell’ex caserma Prandina di Padova: non erano 40 ma 77. Questo filone investigativo nasce dalle indagini che hanno già portato a giudizio la funzionaria Quintario (è stata trasferita a Bologna), oltre a Battocchio e Borile, presidente e gestore di Edeco. Gli appalti gestiti da Edeco nel 2016 erano imponenti, uno del valore di 16 milioni di euro riguardava 1700 posti, un altro di 4 milioni di euro riguardava 500 migranti.

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