Babukar Ndolo, Musa Keita e Ibrahim Makalow vengono dal Gambia e fanno parte del centinaio di migranti ospitati nel Centro di accoglienza straordinaria (Cas) della parrocchia di Vicofaro a Pistoia. Hanno compiuto viaggi durati anni, sono stati detenuti e torturati nelle carceri libiche. Adesso studiano e sono impegnati nei progetti di formazione e di lavoro, come la pizzeria che apre ogni sabato sera, la sartoria e l’orto biologico.
A una settimana dagli spari nella notte contro Buba Seaasay (e per i quali sono stati individuati i responsabili, minori di 14 anni), uno dei migranti ospitati nella struttura, il parroco Massimo Biancalani denuncia il clima di xenofobia che si vive anche a Pistoia. “Gli ultimi fatti come quelli degli spari oppure l’uovo tirato alla ragazza sono segnali che devono farci riflettere su una certa mentalità violenta”, dichiara Don Biancalani, “Non dobbiamo addossare tutto a Salvini perché purtroppo anche nella precedente amministrazione, con Minniti, sono state fatte delle operazioni molto dure verso i migranti”, conclude Biancalani, “ci sentiamo isolati a livello ecclesiastico”.
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