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Professore universitario a Helsinki, “Mi hanno preferito a una candidata interna. Ho promesso di non andare più via” 

Vincenzo Cerullo è nato nel 1974 a Melito, in provincia di Napoli, “vicino Scampia". Dopo la laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche a Napoli, una specialistica a Houston e la fondazione di spin-off multimilionaria che ha battuto tutti i record di fund-raising (VALO Therapeutic) oggi vive e lavora come professore ordinario in Finlandia
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“Ricordo il giorno in cui sono partito, lo ricordo bene. Avevo 24 anni, era agosto. Abbracciavo mio fratello ed ero triste. Entrambi sapevamo che non sarei più tornato a Napoli. Non era un arrivederci. Era un addio all’Italia”. Vincenzo Cerullo è nato nel 1974 a Melito, in provincia di Napoli, “vicino Scampia”, sorride. Dopo la laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche a Napoli, una specialistica a Houston e la fondazione di spin-off multimilionaria che ha battuto tutti i record di fund-raising (VALO Therapeutic) oggi vive e lavora come professore ordinario in Finlandia, a Helsinki. “Quando ho firmato il contratto – ricorda – ho fatto una promessa: vi ripagherò. Avete creduto in me. E io non andrò più via”.

La sua prima esperienza all’estero è stata un PhD a Houston, in Texas. “Avevo 20 anni e non parlavo inglese, ogni sera piangevo al telefono con la mia fidanzata di allora ed i miei amici – racconta – Eppure la motivazione era enorme, volevo diventare uno scienziato! Ho imparato più nei miei anni a Houston che in tutta la mia vita”. Nel 2009 la decisione di spostarsi a Helsinki. “Mia moglie è finlandese, cercavamo un posto dove poter far combaciare lavoro e famiglia. No, non esiste Paese al mondo migliore della Finlandia per la qualità della vita”. Un esempio? “Negli ultimi 100 anni qui si è investito per abbassare la differenza tra ricchi e poveri – spiega Vincenzo – La delinquenza non esiste, non viene combattuta, non ha motivo di esserci. Anche le multe – continua – sono in base al reddito. E questa è una cosa che dopo 11 anni mi fa ancora esplodere il cervello. Noi, invece, stiamo pensando alla Flat Tax, che non ha nulla di senso civico”.

Dopo una lunga e attenta serie di colloqui il professor Cerullo è stato preferito ad una candidata interna per la posizione di professore ordinario. “È cominciato così il percorso con quella banda di scalmanati che è il mio gruppo di ricercatori”, sorride. Sono in 20, di cui 12 italiani: “Ci vediamo ogni mattina alle 9 per un caffè in laboratorio e ci confrontiamo su quali siano i nostri esperimenti da sogno – racconta – Penso che confrontarsi così aiuta gli studenti a pensare fuori dall’ordinario, a stimolare la creatività”. Sì, perché oggi abbiamo la possibilità tecnica di fare tutto, “per questo dobbiamo porci i problemi giusti – continua – Anche perché la ricerca medica nel mio caso costa quasi 10mila euro al giorno ed è mio compito renderla produttiva e sostenibile”, spiega Cerullo. E poi in Finlandia il laboratorio “lo mantiene economicamente il professore. Qui a Helsinki – continua – il dottorato viene dato sulla base del numero di pubblicazioni (almeno tre a primo nome): è uno dei pochissimi casi al mondo”. Gli studenti così sono spronati a fare ricerca, a pubblicare, a produrre e a non temporeggiare.

Differenze con l’Italia? Ne basta prendere una. Ogni giorno Victor, 8 anni, primo figlio di Vincenzo, torna a casa da solo dopo scuola. “Sì, per legge tutti i bambini devono lasciare scuola alle 12.30, quando terminano le lezioni. Mio figlio è stato uno degli ultimi a ricevere le chiavi di casa solo perché aveva un papà italiano”, confessa Vincenzo. I bambini, insomma, vengono responsabilizzati fin da piccoli. “Victor cucina, mangia, studia e passa il pomeriggio con gli amici. Mentre io e mia moglie siamo a lavoro”. Nicole, 4 anni, seconda figlia, va invece all’asilo, “gratis, per tutti, e con un’insegnante ogni quattro bambini”.

Lo scorso 21 giugno Vincenzo Cerullo è stato nominato professore ordinario, anticipando i tempi prestabiliti di oltre 4 anni. Qualche anno fa, dopo aver ricevuto uno dei GRANT di ricerca più prestigiosi e competitivi in Europa, (ERC-Consolidator), diverse università italiane e straniere lo hanno chiamato chiedendogli di tornare, in alcuni casi offrendo il doppio, il triplo di quello che guadagnava a Helsinki. “Eppure sento di dovere qualcosa alla Finlandia”, confessa. Dal 3 luglio 2018, comunque, è diventato professore associato anche a Napoli: “Torno spesso nella mia città, amo i miei studenti napoletani”, sorride.

Vincenzo non si è mai sentito un cervello in fuga, “ho solo seguito le mie opportunità”, dice. “È come i giocatori di calcio che peregrinano da una squadra all’altra per seguire la propria carriera. Non vedo perché se lo fa un ricercatore è uno scandalo. È una cosa di cui noi dovremmo essere fieri. Anche i finlandesi lo fanno – aggiunge – Il problema, semmai, è che non siamo in grado di essere attrattivi”.

Di Napoli più che il sole e il clima gli manca la mozzarella. “Oggi ci sono 15 gradi e piove in piena estate, ma quasi manco me ne accorgo. Mi piace così tanto il mio lavoro che tutto il resto non conta”. Il futuro? “Avevo un sogno – conclude Vincenzo – lavorare in un laboratorio dove io ero il peggiore. E qui ci sono studenti che a 20 anni hanno lasciato fidanzate, amici e comodità. Ogni giorno imparo qualcosa da loro. Il mio sogno, insomma, si è avverato”.

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