Un sindaco leghista per Roma. “Perché no?”, ammette candidamente a ilfattoquotidiano.it il coordinatore laziale del Carroccio, Francesco Zicchieri. Uno scenario clamoroso pensando alla storia quasi trentennale del movimento padano. Anche se per raggiungere il Campidoglio, passando da centrodestra, ci sarà da fare i conti con una certa Giorgia Meloni. Che a cedere la sua egemonia capitolina proprio non ci sta. La leader di Fratelli d’Italia ha messo il veto sul passaggio in maglia verde di due campioni di voti del suo partito, l’ex consigliere regionale Fabrizio Santori e, soprattutto, l’ultra-cattolico Federico Iadicicco. Matteo Salvini in questo momento “non vuole rogne” e, assicurano fonti vicine ai due leader, avrebbe promesso alla sua alleata che non farà salire sul suo carro i fuggiaschi romani. Ma in politica vale tutto e il contrario di tutto. I leader locali continuano a sentire il bisogno spasmodico di strutturarsi, contando sul fatto che il voto d’opinione come è arrivato così potrebbe dissolversi. E per puntare al bersaglio grosso nel 2021 la faccia di Matteo non potrà bastare. Quale modo migliore, dunque, di prendersi “Roma Ladrona”, capitale del cattolicesimo, se non con una croce cristiana sul petto?

In Fdi una fetta della base è scontenta. Innanzitutto c’è la situazione di Fabrizio Santori. Benché il diretto interessato affermi che “la cosa non è all’ordine del  giorno”, fonti accreditate spiegano che l’ex consigliere regionale starebbe lavorando per trasferire i suoi 8mila voti – raccolti soprattutto nei quartieri periferici – al Carroccio. Il tema più caldo riguarda Federico Iadicicco, fra i fondatori, nel 2013, del partito erede dell’Msi, ma soprattutto leader di una buona parte del mondo ultracattolico capitolino, parte integrante del movimento pro-life, oggi colpito positivamente dalla scelta di Salvini di nominare Lorenzo Fontana ministro della Famiglia. Iadicicco e Meloni sono ai ferri corti, lui avrebbe chiesto incarichi di partito e garanzie dopo la sconfitta alle elezioni politiche nel collegio di Emma Bonino, lei non cede e va avanti per la sua strada. Ma in Fratelli d’Italia il peso politico si misura con i voti, che stavolta non sono dalla sua parte. Dal partito ad oggi si smentisce, affermando che “è impensabile una colonna portante della nostra comunità” possa anche solo valutare l’idea di cambiare casacca; dall’altra però i seguaci del leader cattolico danno addirittura la cosa per imminente e criticano la gestione da parte dei vertici delle elezioni del 4 marzo (sia politiche che regionali) e delle trattative per la formazione del nuovo governo.

Proprio le elezioni regionali hanno rappresentato lo spartiacque negli equilibri della destra capitolina. Nella provincia di Roma la Lega ha operato uno storico – seppur lieve – sorpasso, ottenendo 1.200 voti in più dei meloniani (164.821 contro 163.643), sebbene il primo degli eletti del Carroccio (Daniele Giannini con 4.346 preferenze) in Fdi sarebbe arrivato solo al nono posto. A far scatenare la guerra interna è stato il risultato finale, che ha consegnato gli unici tre posti scattati per i meloniani a Fabrizio Ghera, Giancarlo Righini e Chiara Colosimo, appartenenti tutti a quella che in An era la corrente dei “gabbiani”, capeggiata di Fabio Rampelli – da poco vice presidente della Camera. Sono rimasti fuorida una parte Santori, dall’altra i candidati portati da Iadicicco, ovvero Paolo Della Rocca e Flavia Cerquoni. Come detto, lo stesso esponente cattolico non è stato eletto al Senato dopo aver perso un’improbabile sfida contro Emma Bonino nella circoscrizione Roma 1, Gianicolense, dove il centrosinistra era molto forte e a “disturbarlo” c’era perfino Mario Adinolfi.

Insomma, fra questioni ideologiche e calcoli di ogni tipo, oggi la Lega di Salvini a Roma è un convoglio ad alta velocità completamente vuoto, che fa gola a tanti. E tutto ciò anche (o soprattutto) in vista delle elezioni europee del 2019. “Ma non è un treno per riciclati e gente che vuole le poltrone, non ne abbiamo bisogno”, avverte Francesco Zicchieri, attuale coordinatore regionale del Carroccio, che però aggiunge: “Siamo pronti a puntare al Campidoglio appena si concluderà il mandato di Virginia Raggi, anche domani”. E se i due “acquisti” di Santori e Iadicicco dovessero concretizzarsi, l’effetto immediato sarebbe proprio la formazione del primo storico gruppo leghista in Aula Giulio Cesare, composto dai consiglieri comunali Francesco Figliomeni e Maurizio Politi. A meno che il veto posto da Giorgia Meloni a Matteo Salvini non faccia saltare tutto. Ma fino a quando?

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