“Ovunque ci sia stata una forma di proibizionismo chi ne ha guadagnato sono state sempre e solo realtà illecite. Vuole davvero essere ricordato come il ministro che ha spinto i giocatori italiani nelle mani di operatori sconosciuti senza regolari concessioni, quindi non controllabili?”. E’ un passaggio della lettera aperta -pubblicata sabato su diversi quotidiani – indirizzata al vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e firmata da Niklas Lindahl, direttore per l’Italia della società svedese dei casinò online Leogaming. Il riferimento è alle bozze del decreto dignità, atteso in consiglio dei ministri la prossima settimana, che prevede il divieto totale di spot sul gioco d’azzardo e sponsorizzazioni da parte di gruppi del settore. Il leader M5s ha risposto su Facebook sottolineando: “Quello che viene vietato è la pubblicità a un prodotto o servizio, non il prodotto in sé. La logica che viene applicata è quella che ha portato al divieto della pubblicità sulle sigarette. Non è stata vietata la vendita, ma la sua sponsorizzazione e la strategia ha funzionato”.

“Lei sostiene che con il divieto alla pubblicità si favorirebbero le attività illegali, io penso il contrario”, scrive il vicepremier. “Penso che meno pubblicità al gioco d’azzardo legale farà diminuire anche il ricorso a quello illegale. La martellante pubblicità sul gioco d’azzardo, anche utilizzando testimonial ultra famosi, ha come effetto un generale aumento del desiderio di giocare d’azzardo, causando anche un indiretto aumento delle giocate “non autorizzate””. “Il fenomeno principale che voglio debellare con questa norma è l’azzardopatia”, prosegue la lettera. “Se è vero che le entrate fiscali derivanti dal gioco valgono svariati miliardi, è anche vero che i costi sociali dell’azzardopatia in Italia sono quasi altrettanti. E’ un gioco quasi a somma zero per lo Stato che incassa da una parte i soldi che poi deve spendere dall’altra. I malati d’azzardo in Italia sono circa un milione. Un milione di famiglie in cui la serenità e la tranquillità economica non esistono più. E io come ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali devo pensare innanzitutto ai cittadini, alla loro salute e alla loro qualità di vita. Tra il profitto di una società e la felicità di una famiglia, non esito un attimo a scegliere la seconda”.

Nella sua missiva Lindahl esprime “forte preoccupazione” sostenendo che non sono i divieti a sconfiggere la ludopatia e propone l’istituzione di un tavolo di confronto che ‘possa trovare soluzioni alternative ad un divieto totale raggiungendo insieme l’obiettivo di proteggere i consumatori senza distruggere il mercato ed un’economia di grande rilevanza per il Paese”. La lettera afferma che il divieto danneggerebbe i consumatori, lo Stato a causa di una “drammatica diminuzione delle entrate erariali provenienti dal nostro settore quantificabili in circa 10 miliardi” e “tutto il comparto dei giochi a distanza” con conseguenze negative per “le migliaia di persone che lavorano in questo settore”.

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