Il sistema di controllo della velocità Tutor è stato spento in attesa degli sviluppi del contenzioso che il 10 aprile ha visto la Corte d’appello di Roma condannare Autostrade per l’Italia (Aspi) per la contraffazione del suo brevetto. Se è vero, come è vero che il tutor è un valido strumento di sicurezza stradale che ha dimezzato i morti e gli incidenti stradali in autostrada da quando è stato adottato nel 2002, la rete autostradale non può privarsene neppure per un giorno. Il contenzioso legale tra Aspi e inventore del brevetto va risolto rapidamente.

La sentenza della Corre d’Appello ha inoltre stabilito che Aspi non ha nessun obbligo di installare sistemi di rilevazione della velocità, essendo la sicurezza stradale di competenza delle istituzioni preposte, ovvero il Ministero dei Trasporti e la Polizia Stradale. Con queste Aspi starebbe sperimentando un nuovo sistema denominato SICV e PM, già in via di approvazione da parte del Ministero dei Trasporti, per sostituire quello conteso.

Ci avviciniamo agli esodi estivi e la rete autostradale, di cui Aspi gestisce quasi 3mila km su 5.900, non può rimanere senza Tutor. L’iter legale si preannuncia lungo: i giudici hanno ritenuto che «le contrastanti decisioni succedutesi nei vari gradi» di questo conflitto, che va avanti da una decina d’anni, e il fatto di essere in questa fase del giudizio (istanza urgente) precludano la possibilità di valutare – sia pure sinteticamente – il merito del contendere.

Sorprende che l’istallazione e la gestione di innovativi apparati tecnologici, come il Tutor, sulla rete autostradale, non sia stato oggetto di regolazione nei rapporti tra il concedente, lo Stato, e il ricco concessionario, l’Aspi, di proprietà della famiglia Benetton. Insomma diritti e doveri andrebbero riscritti mettendo a carico dei concessionari questi nuovi sistemi di sicurezza stradale e di gestione del traffico. Al momento sono più i diritti dei concessionari che godono di contratti trentennali (quella dell’Aspi è in via di negoziazione e di rinnovo senza gara) ed automatici aumenti dei pedaggi che assicurano extraprofitti ai concessionari (come l’ex scala mobile).

Non solo la politica tariffaria e quella degli investimenti di nuove autostrade, passanti o bretelle, è in mano di fatto ai concessionari che la usano per il rinnovo automatico della concessione, ma anche la quantità e qualità della gestione dei servizi innovativi in rete per la sicurezza, viste le cose, sembra più un optional che un preciso standard di servizi da incardinare nella concessione a tutela dei consumatori e della sicurezza.

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